ASSEDIO


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Una produzione Teatri Uniti

 

Un lavoro di riadattamento drammaturgico tratto dal Cyrano de Bergerac. Un lavoro sulla guerra come effetto concreto, sullo sconvolgimento che crea, sulle relazioni che distrugge e quelle che modica. Un lavoro sulle conseguenze del conflitto, sulla perdita, sulla distruzione e sul tentativo emotivo di ricostruire. Assedio è un lavoro in balia della poesia e della guerra. Il Cyrano de Bergerac di Rostand viene letteralmente assediato. L’amore tra Rossana,Cristiano e Cyrano,è l’amore tra la bellezza e la poesia, ma la guerra non si intende di bellezza,e non si intende di poesia. Arriva e si impadronisce del racconto e della geografia,del tempo e dello spazio. Detta i ritmi allo svolgersi e al susseguirsi delle azioni. Strappa letteralmente pagine e pagine del testo. Costringe gli attori, ma anche i personaggi, in uno spazio scomodo,piccolo, forzatamente condiviso. Uno spazio che rende molto più faticoso lo sforzo di conservare un elemento fondamentale affinché quella storia d’amore possa esistere, e cioè lo sforzo
di mantenere il segreto. Fare tutto in segreto. Trovare un modo, delle idee, alimentare la creatività,per sopravvivere,per agire, costruire bellezza,essere persone,essere artisti, tutto in segreto. Giocare e inventare la possibilità di viversi la poesia, trasformandola nella loro segreta vita quotidiana. Fanno resilienza. Partecipano opponendosi così all’ assedio, mentre dalle colline l’artiglieria e i cecchini sparano, mentre finiscono le scorte,vengono bloccati i
rifornimenti, chiudono le scuole, i teatri, le biblioteche vengono bruciate. È un rischio camminare per strada,attraversare gli incroci perché sparano, è difficile anche solo incontrarsi, tornare a casa. È difficile,per i personaggi e gli attori, agire la loro storia che intanto procede, mentre ci torna in mente Sarajevo. I millequattrocentoventisette giorni dell’ assedio di Sarajevo. Viversi,durante quei giorni,un amore complicato,poetico, necessario, in segreto. De Guiche, la
musica, l’assedio, montano fino a diventare protagonisti, sospendendo il racconto.
Anche quella sospensione deve trasformarsi in linguaggio artistico,un altro linguaggio. L’assedio arriva a reclamare quella poesia, a prendersela, come cosa che di diritto le spetta. L’assedio si prende Cristiano. Ferisce mortalmente la passione di Cyrano. Uccide la bellezza di Rossana rendendola due volte vedova, due volte sola. L’assedio se ne fotte. Getta segatura sulle rime scritte dal poeta, perché la poesia è diserzione, è protesta.L’assedio, in fondo,è una questione di
sopravvivenza, una questione privata. Il silenzio è molto denso, e il suono delle parole fatica a suonare. Un deserto da chiamare pace. La musica non suonerà
più. De Guiche si sente in colpa per aver rovinato il gioco. Cyrano è l’ombra di Cyrano. Cristiano non può più giocare. Rossana è troppo triste, non le piacciono più le regole, è delusa. Lo sforzo di continuare è commovente, è una caduta, è un errore, è una poesia. Il Cyrano de Bergerac è una storia spaccata in due. Lo spettacolo continua ferito. Riprende ormai stanco, troppo indebolito. È evidente il cambio registico,attoriale, sonoro,estetico, tra
prima e dopo l’assedio di Arras-Sarajevo.
Il Cyrano de Bergerac è un’opera che nasce dall’esigenza di un attore,Coquelin, che la commissionò a Rostand, anch’esso attore. L’impulso parte quindi
dall’interno della scena. Un testo che chiede energicamente di essere riscritto ogni volta, perché chiede di essere agito e detto,ogni volta. In fondo è il racconto di bambini che vogliono giocare alla loro storia, senza essere sgridati o interrotti dai grandi.

 

riscrittura di Pino Carbone da Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand
con Anna Carla Broegg, Alfonso Postiglione, Francesca De Nicolais, Renato De Simone, Rita Russo
musiche originali dal vivo Alessandro Innaro, Marco Messina
costumi Annamaria Morelli
scenografia Luca Serafino
assistente alla regia Maria Pia Valentini

regia Pino Carbone

Luglio 16th, 2019 by