CAIPIRINHA, CAIPIRINHA!


Dettaglio eventi


Vincenzo: “Dio come ti amo, non è possibile avere tra le braccia tanta felicità!” La certezza

Walter: “Baciare le tue labbra che odorano di vento. Noi due innamorati come nessuno al mondo”. La perenne attesa

Bob: “… un bene così caro, un bene così vero…”. L’amore di lei verso di lui

Tre amici, una donna, tre diversi tipi di amore egregiamente descritti usando il testo della famosa canzone.

Questi gli ingredienti della cockail/piecé in scena al Nuovo Teatro Sanità. Si tratta di Caipirinha, Caipirinha! scritta da Sara Sole Notarbarolo e interpretata da Andrea de Goyzueta, Giovanni Granatina e Fabio Rossi. In scena solo gli uomini, gli amici storici, i compagni di classe, che ogni sera si incontrano al bar di Bob per confidarsi e confrontarsi. Wilma, la donna contesa, non appare mai; non sentiamo la sua voce e non riusciamo a immaginare il suo volto in quanto non viene mai descritta fisicamente. Non sappiamo se è bionda o bruna; quello che sappiamo è che sposa Vincenzo, ma intratterrà, nel corso della sua vita, relazioni d’amore anche con gli altri due. Ma quando iniziano ad incrociarsi i destini dei quattro personaggi? Attraverso flashbacks e altre anacronie narrative, in cui il deus ex machina è Bob, si comincia a capirci qualcosa. Alla festa per i suoi undici anni, Vincenzo viene spinto dagli amici a invitare Wilma a ballare. Lui, però, proprio non ce la fa. Timido com’è, ogni volta che prova a proferir parola scappa via in un angolo. Ma gli amici incalzano finché finalmente Vincenzo riesce ad articolare un’intera frase: “Wilma, ti vuoi fidanzare con me?” E Wilma accetta. E dopo dodici anni, ci troviamo proiettati direttamente al giorno del matrimonio dei due fidanzati. Tempo e spazio non hanno alcuna importanza. << Il tempo non passa, non è lineare. Noi percorriamo e ripercorriamo gli attimi >>. E nessuna importanza hanno, in apparenza, i fatti. Il detto/non-detto la fa da padrone. Walter e Bob sanno la verità: entrambi hanno una storia con Wilma e, nel corso degli anni, tentano più volte di rivelare lo scomodo segreto a Vincenzo. Vincenzo, però, sembra non voler capire. Lui sta bene, è felice; il suo matrimonio con Wilma gli dà sicurezza e a lui non serve altro. Traspare, qualche vota, un accenno di gelosia, ma ci pensa Bob a sedarlo, lui che segue solo la sua filosofia: << Non c’è niente che non si possa risolvere con uno shaker >>. Il suo bar è il suo orgoglio; ha impiegato anni per fidelizzare i suoi clienti e per insegnare il buon bere ai suoi amici, i quali quando vogliono colpirlo nel segno gli chiedono da bere una Coca cola. Insomma, tra detto e non detto, tra immaginato e mai confermato, le vite dei tre amici sembrano proseguire stabili e senza scossoni. Tutti amano Wilma e Wilma, a suo modo, sembra amare ciascuno di loro, ma quanto può durare? La resa dei conti è lì dietro l’angolo e sarà una resa dei conti amara, proprio come il Bitter Sweet, uno dei cavalli di battaglia dello shaker di Bob. << Arriverà il giorno in cui le cose si bloccheranno e niente andrà più come volevi. E allora perché decidi di andare avanti lo stesso? >> Walter è il più riflessivo dei tre e forse anche quello più innamorato di Wilma e si interroga spesso sulla sua esistenza e su come questa potrebbe prendere binari diversi se solo tutti fossero capaci di raccontarsi le cose per come stanno realmente. Ma non accadrà. Quello che accadrà e che li legherà ancor più profondamente sarà la morte del loro grande amore per mano di Bob. Vincenzo andrà in prigione al posto suo e Walter deciderà di andarsene via, in Brasile, sperando che il mettere migliaia di chilometri tra lui e gli amici possa finalmente regalargli quella tranquillità di cui ha tanto bisogno. Ma il destino non ha ancora finito coi quei tre. Bob, in preda al senso di colpa, si suiciderà e lo farà con l’unica arma che veramente sa maneggiare: lo shaker. Aggiungendo barbiturici al suo Marylin Monroe si lascerà morire dolcemente. Al suo funerale si ritroveranno i due amici superstiti che, tra voglia di abbracciarsi e voglia di prendersi a pugni, metteranno un punto all’intera vicenda. Chissà se continueranno a sentirsi tramite missiva; chissà se Vincenzo, una volta scontata la sua pena deciderà di raggiungere l’amico in Brasile… tutto questo non ci è dato sapere. << … E non si seppe mai niente di niente e di nessuno. Oppure tutto di tutti >>. Forse il “finale aperto” è stato creato perché ciascuno di noi possa scegliere come terminare la storia; forse il finale non è affatto aperto, ma è un semplice finale. L’unica cosa certa ce la rivela Bob, il più taciturno, quello che osserva invece di parlare, quello che va in giro con la camicia sbottonata e che si diverte a fare lo sciupafemmine, quello che forse è morto già dall’inizio e che, proprio perché morto, è quello che può narrare la vicenda senza sovrastrutture e senza filtri. Bob dice: <<Non è la consumazione dell’amore il vero tradimento, ma l’amore stesso >> E Bracci Wilma ci ha sguazzato e ci ha giocato. Ha giocato con i tre burattini ed è riuscita a rovinargli l’esistenza. E’ vero, lei muore, ma in molti casi non è proprio la morte a dare libertà?

Lo spettacolo, nonostante affronti temi importanti (siamo davanti all’ennesimo caso di Eros e Thanatos), lo fa con leggerezza e divertimento. Il dialetto pugliese alleggerisce di molto l’impianto narrativo e il pubblico in sala ride di gusto in più di un’occasione. Omicidio, suicidio, tradimento dunque…, ma con stile!

Marianna Addesso iNPlatea

 

 

scritto e diretto da Sara Sole Notarbarolo

con Andrea de Goyzueta, Giovanni Granatina, Fabio Rossi

disegno luci Paco Summonte

costumi e allestimento scenico Gina Oliva

Settembre 22nd, 2017 by