ETERNAPOLI


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Una Produzione Teatro uniti

 

“Si deve creare un mito, il mito dei Negromonte ! La gente se ne fotte, della democrazia. La libertà vuol dire sforzo, e la gente non si vuole sforzare!”  

In una comica moltiplicazione di voci e personaggi, lungo un interminabile pranzo di Pasqua e Natale colmo di capretti sanguinanti, Bimbe-Salomé, vongole, purpetiélli, ostriche, Edgar Allan Poe, prosciutti del Matese e minestra maritata, Turismo Totale e Bhāgāvādgitā, le sinfonie di Mahler e l’elettronica di Deadmau5, Roberto – il giovane segretario/discepolo del dandy Cardano – ci conduce nella villa settecentesca dei Negromonte, imprenditori napoletani senza scrupoli,saldamente solidali al potere politico, pronti a realizzare il loro progetto: trasformare Napoli, tutta Napoli, in Eternapoli.

Eternapoli è una città/parco tematico, dove la vita recitata sostituisce definitivamente la vita reale. Un’utopia ferdinandea inacidita, una Negromontopoli che prende corpo al grido di “liberté, egalité, io rubo a te e tu rubi a me! E vualà e vualà, càvece ‘nculo ‘a libertà!” diffuso dagli amplificatori nel crescendo di una nuova, terribile e untuosa controrivoluzione lazzaresca, con temibili squadre di picchiatori che corrono nei vicoli vestiti da Pulcinella, mentre la musica da discoteca ingoia tutto in una delirante sarabanda del potere. Bisognerà correre dietro a un archeologo ribelle travestiti da Mandrake e Gentiluomo di Raffaello per tornare finalmente verso il mare, per riprendere a respirare, per rivedere un pezzetto di cielo azzurro libero dalle gru e dalle macerie. Ma di fronte “alle più scellerate celebrazioni del Privilegio, e al vilipendio costante del Bello”, esisterà davvero una via di fuga e di salvezza?

Ho deciso di affrontare questa traversata in solitaria, accompagnato unicamente dalle possibilità offerte da un microfono e uno schermo di luce, perché questo romanzo straordinario è un patinato delirio di modernità, è il racconto di un pazzo nella cui testa urlano, si amano, riflettono, si suicidano, predicano, muoiono o dominano questi personaggi.

Un delirio patinato molto, molto simile alla realtà che viviamo.

 

di Giuseppe Montesano e Enrico Ianniello

dal romanzo Di questa vita menzognera di Giuseppe Montesano

Gennaio 29th, 2018 by