LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO


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Evento finito il 13 Aprile 2019


La classe operaia all’inferno

 

Elio Petri e Ugo Pirro hanno rappresentato una delle coppie inossidabili di regista e sceneggiatore del cinema italiano del dopoguerra al pari di De Sica con Zavattini e Fellini con Flaiano. La trilogia della nevrosi rappresentò, agli inizi degli anni settanta, uno dei tentativi meglio riusciti di cinema politico popolare italiano che conquistò Oscar, Palma d’oro a Cannes, David di Donatello e ogni sorta di premio in giro per il mondo. Cionondimeno quel cinema, fortemente legato agli anni della strategia della tensione, delle lotte studentesche e delle rivendicazioni operaie, invecchia in maniera impietosa. La classe operaia va in paradiso è stato sempre il più discusso, e più avversato da destra come da sinistra, dei film dei due cineasti che in questa rilettura molto libera vengono evocati ripetutamente sul palcoscenico mentre raccontano la genesi della pellicola, il suo carattere di denuncia, di film a tesi. Con il risultato, però, di accentuare il segno didattico e didascalico dello spettacolo in una rappresentazione di cinema nel cinema che mescola, senza amalgamare ma confondendo, fotoromanzi, canzoni anni ’70 adattate ai giorni nostri, réclame, in una sovrapposizione di proiezioni, di musiche a tratti roboanti, di lacerti di attualizzazioni delle città raccontate. L’impressione che si ha è quella di voler tornare al teatro di genere, ideologico, perché se non esiste più la classe operaia delle fabbriche del nord c’è l’urgenza della condizione dei lavoratori atipici dei call center e di Amazon, dei centri commerciali aperti 24 ore su 24 e dei rider senza contributi e senza assicurazione: ma si verifica con amarezza che questa spinta ideale ha però bisogno di attingere al cinema dell’impegno per trovare temi forti, che per l’ennesima volta il teatro si rivolge a un altro mezzo per mancanza di drammaturgie originali. In questa confusione chiassosa in scena, ma anche in platea e nei palchi, Lino Guanciale è un Lulù Massa stakanovista e cottimista pentito, che ha l’unico merito di essere lontanissimo dall’interpretazione magnetica e irripetibile di Gian Maria Volonté.

 

                                                                                                            iNPlatea_Florentino Ariza

Aprile 10th, 2019 by