LEONARDO E LA COLOMBA


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Avete presente quando si parla di disordine organizzato? Quando qualcuno afferma che nel proprio disordine riesce a trovare tutto? Ebbene il “Circo senza tempo” messo su da Leonardo da Mirano, sua madre e la sua amica Colomba è proprio questo: un caos organizzato. La trasmigrazione dell’anima del Da Vinci nel corpo del più moderno Leo segue compartimenti ben definiti: si passa dal capitolo sulle “macchine” (‘o Marchingegno qua da noi in Campania) a quello sulla pittura, da quello sul genio indiscusso del buon Leonardo a quello sulla morbosa fierezza di mammà il tutto condito da un’ottima dose di acrobatismi e clownismo. Quasi tutta la prima parte dello spettacolo si svolge “in sospensione”, regalando al pubblico quella spensierata leggerezza che libera la mente da ogni orpello e la lascia fluttuare libera e, per un attimo, senza pensieri. Aeroplanini di carta volano liberi in platea e le stesse colombe a molla partecipano protagoniste al volo bello, emancipato che appartiene  solo agli eccelsi, ai puri di cuore.

Ma basta chiamarsi Leonardo per essere Leonardo? Evidentemente si, almeno per quanto concerne al nostro eroe circense il quale, con poche parole e molte espressioni di viso e corpo, sembra rappresentare degnamente il suo predecessore. Nomen omen, dunque, perlomeno nel circo senza tempo in scena per noi. Tutto ha un senso, persino le note stonate pigiate senza alcun ritegno dalla signora madre su un piccolo pianoforte, le quali pur apparendo totalmente scoordinate, segnano in realtà il ritmo giusto al contesto rappresentato.

E sebbene ad un certo punto pare ritrovarsi al cospetto di quel tizio della tv che crea arte partendo da tutto ciò che trova nei bidoni della spazzatura, in effetti bisogna rendersi conto che non è così; la non realtà è realtà. E’ favola moderna o realtà antica? Questo non è dato sapere: basti riflettere sull’assurdità degli intermezzi “tecnici” che appaiono ancor più surreali dei quadri scenici presentati per capire che… non ci si è capito niente eppure si è capito tutto. Alla fine arriva anche il Cavallo Alato, quel progetto studiato da Leonardo in ogni minimo particolare e che in scena regala un ultimo slancio di levità in totale accordo con il lenzuolo /pannello su cui il cielo con le sue nuvole spicca e domina.

Leonardo e la colomba va visto assolutamente; va visto se sei arrabbiato perché regala catarsi, va visto se sei sereno perché regala gioia.

<< Beati i puri di cuore perché vedranno Dio! >> mi viene spontaneo associare questa frase all’intero spettacolo: scevro da qualsiasi retorico religioso, la frase è bella nella purezza che rappresenta, nella vera purezza di cuore, quella dei bambini, dei più semplici, di coloro che non saranno mai tristi o arrabbiati perché volano in alto rispetto alla vita.

 

                                                                                                            iNPlatea_Marianna Addesso

 

 

 

Maggio 3rd, 2019 by