MADAMA BUTTERFLY


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Evento finito il 01 Giugno 2019


Una nuova produzione del Teatro di San Carlo

 

Tragedia giapponese in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dedicata alla regina d’Italia Elena di Montenegro e tratta dalla tragedia Madame Butterfly di David Belasco, a sua volta tratta dal racconto Madame Butterfly di John Luther Long

 

Prima rappresentazione: MilanoTeatro alla Scala, 17 febbraio 1904

 

Direttore | Gabriele Ferro

Maestro del Coro | Gea Garatti

Regia | Ferzan Ozpetek

Costumi | Alessandro Lai

 

Interpreti

Madama Butterfly / Cio Cio-San, Evgenia Muraveva / Rebeka Lokar / Aleksandra Kurzak / Amarilli Nizza
F. B. Pinkerton, tenente della marina degli Stati Uniti, Saimir Pirgu / Stefano La Colla / Piero Pretti / Luciano Ganci
Suzuki, servente di Cio Cio-San, Raffaella Lupinacci / Rossana Rinaldi / Anna Malavasi / Alessandra Visentin
Sharpless, console degli Stati Uniti a Nagasaki, Giovanni Meoni / Filippo Polinelli / Claudio Sgura
Goro, nakodo, Luca Casalin / Massimiliano Chiarolla
Lo zio Bonzo, Gianluca Breda / Luciano Leoni
Il Principe Yamadori, Nicola Ceriani / Paolo Orecchia
Kate Pinkerton, Rossella Locatelli 

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Spettacolo in Italiano con sovratitoli in Italiano e in Inglese

 

Nonostante il clamoroso fiasco della prima (Madama Butterfly in due atti andò in scena al Teatro alla Scala il 17 febbraio 1904) dovuto alla sua portata innovativa che guardava agli sviluppi più recenti del teatro musicale europeo, Puccini così scrisse a un amico a proposito di Madama Butterfly: “Con animo triste ma forte ti dico che fu un vero linciaggio… ma la mia Butterfly rimane qual è, l’opera più sentita e suggestiva che io abbia mai concepito”. Per la nuova produzione di questa grande opera delle piccole cose, il Teatro San Carlo ha scelto lo sguardo di Ferzan Ozpetek che torna a Napoli dopo i successi de La Traviata (in teatro) e Napoli Velata (al cinema). L’opera mette al centro l’uomo, come, in effetti, accade anche nel cinema del regista turco. E la musica? «E’ il linguaggio dell’ inesprimibile e dell’ inespresso, dice anche il non detto – afferma Ozpetek –. È la musica a redimere i personaggi, è una bellezza che sublima. Anche nel cinema la musica è fondamentale, come il silenzio. La densità degli stati d’ animo è fluida, come l’acqua che passa attraverso stati diversi. Ci si commuove solo quando la nostra anima si muove con le emozioni dei personaggi. Mi piace pensare che ciò che resta fuori dall’inquadratura non si perda nel nulla. Si può dire anche senza dire. La realtà del cinema è oltre l’ immagine, riprende la dinamica fluida dell’interiorità».

Gennaio 4th, 2019 by