NON FARMI PERDERE TEMPO


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Evento finito il 07 Marzo 2020


Una produzione ARTETECA LAPRIMAMERICANA MATER in coproduzione con NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA

 

La vita di ognuno di noi è una corsa contro il tempo: ogni individuo ha sogni, desideri e fa di tutto per realizzarli prima che questo scada. Anche Tina corre, ma deve farlo più velocemente di altri. Tina ha 27 anni, ma ne dimostra 60: è malata e non le resta molto da vivere. Con queste premesse ci si aspetterebbe il dramma e invece assistiamo a un monologo esilarante, novanta minuti di una scoppiettante Lunetta Savino che si prende gioco della malattia e dei suoi acciacchi e al contempo regala più di una riflessione su rapporti familiari, sociali e amorosi, mai mandandola a dire. Tina ci mette sempre la faccia: non ha paura di “insultare” nipoti e badante, salvo poi con quest’ultima mostrare una certa empatia, perché non può accettare passivamente il fatto di vivere una vita “da vecchia” nonostante il suo animo sia quello di una ragazza giovane e piena di vitalità. Abbigliamento e movente ballerine cozzano con cervicali e mal di gambe, ma si va avanti e al grido di: << I song nu riassunto e nun me l’aggia scurdà maie! >> la nostra eroina ci avvolge della sua positività. Canta “Spalle al muro” di Renato Zero come fosse un suo mantra personale, lei delle situazioni lente ha paura, non se lo può permettere. Deve sempre andare a mille, perché tempo non ne ha.

Anche la scenografia rispecchia questa fretta di vivere: non ci sono cambi; quell’unico rettangolo è casa sua, scale dell’androne, studio medico, cimitero e infine palco dove esibirsi nella sua unica e ultima performance da showgirl. Ma non per questo Tina vi appare intrappolata, tutt’altro. Ella ci si muove veloce e sicura a dimostrazione che a ogni angolo vuole mordere la vita. Persino Maria, la sua amica fidata, colei a cui chiede l’ultimo aiuto, appare molto più anziana di lei, nonostante la stessa età anagrafica. Maria è vecchia fuori tanto quanto Tina è suo malgrado vecchia dentro. Maria sarà il solo altro personaggio che vedremo in scena: tutti gli altri saranno presenti, ma invisibili e attori di un dialogo immaginario, ma talmente concreto da apparire reale. Enorme, in fondo, appare una specie di lampada che ricorda la struttura del DNA, quel maledetto DNA che l’ha tradita appena nata. Sulla lampada spiccano numerose sveglie a simboleggiare l’unico protagonista della vita di Tina: il tempo che passa inesorabile.

Uno spettacolo bello, forse un diesel che nei primi dieci minuti ha stentato a decollare, ma che ha poi preso la volata fino a giungere al naturale termine senza sbavature. Degni di nota il siparietto sui detersivi sprecati dalla domestica e quel “Mannaggia Bubbà” ripetuto che per un attimo ci ha fatto ritrovare la simpatica Cettina con cui la Savino entrò nelle nostre case senza mai più lasciarle.

                                                                                                       iNPlatea_Marianna Addesso

 

con Lunetta Savino

scene Daniele Stella

costumi Annalisa Ciaramella

musiche Claudio Romano

aiuto regia Mario Zinno

 

 

 

 

 

 

 

 

Maggio 3rd, 2019 by