PROMETEO


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Evento finito il 14 Aprile 2018


Una produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

 

Ci sono due figure che troneggiano sulla scena del “Prometeo”: il Titano omonimo (l’ottimo Luca Lazzareschi) e Zeus. Martire, reo e condannato l’uno, giudice, giuria e boia l’altro. Incombente alle spalle del prigioniero nella terra remota e desolata sta il padre degli déi, nei panni della totemica installazione di Moussa Traore, che nel suo immobilismo e nel suo silenzio segnala ancora di più l’indifferenza della natura e del destino, tirannici nei confronti dei mortali. Prometeo, infatti, nel dramma di Eschilo, non è mai solo sé stesso, ma anche e soprattutto l’umanità intera, còlta nella ricerca di un senso nelle cose e della libertà dalla schiavitù della condizione terrena, e nella sua tensione verso tutto ciò che è oltre, anche se è o sembra peccato; a coronamento di questo parallelo sta il personaggio della sventurata Io (Alessandra D’Elia), punita da Era per le attenzioni che le riserva Zeus. La colpa di Prometeo infatti è macchiata di hybris, l’arroganza motivo di castigo per tanti personaggi della cultura greca: il Titano ha sfidato l’ordine naturale stabilito dall’infallibile e spietato re degli déi, offrendo agli uomini il progresso, simboleggiato dal fuoco, che li aiuterà ad essere più forti e meno timorosi. Il tiranno non può che punire in maniera esemplare l’autore scellerato del gesto delittuoso, il quale però non solo cerca il perdono, ma affronta coraggioso e quasi spavaldo il suo aguzzino poiché conosce il suo destino, quello di essere infine sconfitto da uno dei suoi figli nato proprio da un’umana, il semidio Eracle. Prometeo è l’eroe tragico esemplare, che si staglia monolitico e solitario contro il cielo sordo e feroce, e a niente valgono le parole di Oceano, Ermes o del Coro (Gigi Savoia, Tonino Taiuti e Floriana Cangiano, che canta con calore in greco antico); ma egli è vinto solo dalla Storia, non dal destino, perché lo spirito umano che egli rappresenta, e non la collera divina, è la vera forza indomabile raccontata, destinata ad avere ragione anche degli déi.

I tagli di luce di Fulvio Mascolo e le musiche di Mirio Cosottini e Vittorio Cataldi regalano un colore forte alla scena e aumentano con efficacia il dramma del protagonista.
Il cast e la regia (Massimo Luconi, che firma anche le scene e l’adattamento) si rivelano nel complesso all’altezza e restituiscono una rappresentazione verosimile, che coglie lo spirito dell’opera, figlia del padre della tragedia (Prometeo incatenato, facente parte di una trilogia dedicata al Titano), e che ancora oggi può raccontare la condizione immutata dell’uomo, oggi come allora.

Giuseppe Grasso iNPlatea

 

da Eschilo
adattamento, scene e regia Massimo Luconi
con Luca Lazzareschi, Alessandra D’Elia, Monica Demuru, Gigi Savoia, Tonino Taiuti, Vittorio Cataldi (fisarmonica)
installazione Moussa Traore
costumi Aurora Damanti
musiche Mirio Cosottini
consulenza storico letteraria Davide Susanetti

Dicembre 9th, 2017 by