SCANNASURICE


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Evento finito il 17 Marzo 2018


Una produzione Elledieffe

 

Ti colpisce dritto allo stomaco Scannasurice, proprio come il “trematutto” che ha appena scosso Napoli e metà della Campania. Siamo nel post terremoto dell’Irpinia, il nostro (di noi campani) personalissimo “Big One”. Quello che ci ha fatto piangere e spaventare e che, ancora oggi, al solo pensiero, manda un brivido lungo la schiena di chi l’ha vissuto. Enzo Moscato scrive il suo testo due anni dopo; lo scrive mentre intorno a lui si tenta a fatica di ricostruire, di riprendersi ciò che la natura ha tolto a molta gente. E lo fa partendo “dal basso”: da uno scantinato di un palazzo smembrato dal sisma e da Scannasurice, che ci abita. Scannasurice è un “femminiello” napoletano, uno che beve, che si prostituisce, insomma una persona “dei bassifondi”, come direbbe chi parla bene e che, nella messinscena del regista Carlo Cerciello è interpretato da una donna: l’attrice Imma Villa. Eppure lui/lei ha tutto un mondo dentro e ce lo racconta con ironia, ma nello stesso tempo, con lucida consapevolezza. Lotta con i “surice”, quei terribili ‘personaggi’ che ‘si prendono la confidenza’; una vera e propria razza di gente che “angiarrusamente” (con cupidigia) pretendono e rubano e si insinuano dappertutto. In seguito al “trematutto”, essi sono emigrati al Nord: al Vomero, a Posillipo, insomma nei quartieri benestanti. Ma non c’è niente da fare! Ogni santo giorno, con l’aiuto di mezzi di fortuna (ci possono volere anche tre ore di carretto per scendere dal Vomero verso la Stella), tornano sempre dove sono nati e pretendono e rubano e si insinuano.

<<Che volete… siamo troppi… simm assaje!>>

Ma la soluzione c’è:

<<’o curaro e nu vacill d’acqua… chesta è a soluzione>>.

Il mondo di Scannasurice è fatto da storie e leggende, dopotutto lui/lei è una maga, una fattucchiera… Racconta  a noi pubblico e anche al “suo” studente, quello che viene da lontano e che abita di fronte a lui, la storia della signorina Rosina, quella di Nannina e Totore, ma racconta anche di come la nonna, quando era piccolo, GLI (solo qui si riferisce a se stesso al maschile) fece conoscere la leggenda della Bella Mbriana e quella del Munaciello . E guai a prendere in giro la Bella Mbriana coi cuginetti, erano botte. E tra un sorso di vino e un nevrotico strisciare tra i cunicoli, che sono la sua dimora, per scacciare via i molesti coinquilini, Scannasurice si prepara per il suo business notturno; calzettoni col buco e pantofole lasciano il posto a calze a rete e scarpa col tacco. E’ ora di andare a lavorare, ma non prima di aver salutato lo studente, a cui chiede, speranzoso, un po’ d’amore.

<<Sposami, che fa? … Amami, perfino!>>

 

Ma un femminiello non può essere presentato in famiglia, neanche se arriva col suo ombrellino parasole in finto pizzo. Finto il pizzo, finta la donna; ma, come abbiamo ascoltato dalla sua viva voce, una soluzione c’è

e Scannasurice che fa?

… semplicemente, apre il rubinetto.

<<Dimane è festae‘ o sorice ‘nfenesta,. a jatta cucina e o’ sorice mett’o vino…>>

Marianna Addesso iN Platea

 

di Enzo Moscato

regia Carlo Cerciello
aiuto regia Aniello Mallardo
con Imma Villa
assistenti regia Jack Hakim, Tonia Prisco
scene Roberto Crea
musiche originali Paolo Coletta
costumi Daniela Ciancio
direttore tecnico Marco Perrella
foto di scena Andrea Falasconi

 

Premio della Critica (ANCT) 2015 migliore spettacolo
Premio Annibale Ruccello 2015 migliore attrice

Premio le Maschere del Teatro Italiano 2017

Dicembre 19th, 2017 by