TITO / LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR


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Nel mese di ottobre 2017 il teatro Bellini sarà privato delle poltrone della sala e allestito in modo tale da “evocare” il teatro elisabettiano secentesco, in particolare il Globe Theatre di Londra e in scena, ogni sera per circa un mese si alterneranno una commedia e una tragedia di Shakespeare. Così, attraverso un approfondimento fuori dagli schemi sull’opera del Bardo daremo vita a un progetto che sottolineerà quanto questo autore ed il suo teatro parlino ancora e per sempre di noi, della nostra contemporaneità, dei nostri sentimenti, delle nostre pulsioni e delle nostre emozioni. GLOB(E)AL SHAKESPEARE è un allestimento particolarissimo che “contiene in sè” sei allestimenti diversi: annulliamo la distanza mantenendo la giusta distanza, ripercorrendo il teatro come rito collettivo, come flusso di emozioni che coinvolgono, nello stesso tempo, attore e spettatore. Il pubblico si sentirà, in questo modo, centro dell’accadimento teatrale.

Tito

Gabriele Russo affronta Tito Andronico, la prima tragedia scritta da Shakespeare nonché la sua opera più cruenta, sanguinaria e violenta, in una riscrittura di Michele Santeramo. Questi, ha lavorato innanzitutto alla “scarnificazione“ dell’opera, smussandone il carattere epico e abbandonando il registro tragico a favore di quello drammatico, cosicchè Tito Andronico è diventato, più semplicemente, Tito, un eroe stanco, un padre di famiglia che ha dei figli immaturi e acerbi, oberato dal peso della responsabilità. Tito è un uomo alla ricerca della normalità che vorrebbe ascoltare musica, leggere un libro e starsene in pantofole, perchè ne ha viste troppe in guerra e ora vuole solo trovare la sua pace. Ma scopriamo come non può esserci pace se la guerra è altrove, perchè fra le mura casalinghe il sangue continua a scorrere mentre si consuma la vendetta dei suoi vecchi nemici. È a questo punto che il Tito di Shakespeare si ribella a quello di Santeramo/Russo perchè la normalità desiderata diventa la causa della tragedia che si fa di nuovo viva sul finale, quando il protagonista dovrà, suo malgrado, vendicarsi per obbedire alle assurde regole di un’assurda società. Lo spettacolo vede i bravissimi attori alle prese con un raffinato gioco di ruoli, che li fa saltare continuamente dal “dentro” al “fuori” la messinscena, rendendo sottile il confine tra il piano della realtà e quello della finzione. Questo Tito, mediante i dialoghi tra i personaggi e gli interventi degli stessi attori, riesce a restituirci l’insensatezza della guerra e della violenza con un tono generale lieve ed elegante, capace di strapparci anche un sorriso.

riscrittura originale Michele Santeramo

con: Roberto Caccioppoli Bassiano, Antimo Casertano Lucio, Giandomenico Cupaiuolo Marco
Gennaro Di Biase Saturnino, Piergiuseppe Di Tanno Aronne, Maria Laila Fernandez Tamora
Fabrizio Ferracane Tito, Daniele Marino Demetrio, Francesca Piroi Lavinia
Leonardo Antonio Russo Alabro, Filippo Scotti Marzio, Isacco Venturini Chirone

regia Gabriele Russo
assistente alla regia Francesco Ferrara

Le allegre comari di Windsor

La scrittura di Edoardo Erba e la regia di Serena Sinigaglia riadattano, tagliano e montano con ironia Le allegre comari di Windsor, innestando brani, suonati e cantati dal vivo dal Falstaff di Verdi. In scena solo la signora Page, la signora Ford, la giovane Anne Page e la serva Quickly, che danno parola anche ai personaggi maschili, assenti ma molto presenti: mariti, amanti, e, soprattutto, il più grande, non solo per stazza, Falstaff. Da lui tutto comincia e con lui tutto finisce. Le lettere d’amore che il Cavaliere invia identiche alle signore Page e Ford sono lo stimolo per trasformare il solito barboso e very british pomeriggio di tè in uno scatenato gioco dell’immaginazione, del desiderio, del divertimento. “Punire” quel porco di Falstaff, che osa far loro esplicite richieste d’amore, diventa il grimaldello per sentirsi ancora vive. Senza Falstaff, non ci sarebbe divertimento o sfogo per le signore Page e Ford, che, come le Desperate Housewives, sono donne di mezza età, borghesi, annoiate e un pizzico bigotte, con routine consolidate, mariti assenti e desideri sopiti. «Per la sua ostentata dissolutezza in Falstaff si possono scorgere dei tratti di Don Giovanni e respirare aria buona di libertà; nella sua evidente “decadenza” si rispecchia quanto di più umano e disarmato si possa concepire», ci racconta la Sinigaglia, che ha voluto in scena anche una fisarmonicista che, oltre a suonare dal vivo le note di Verdi, interpreta Fenton, il grande amore di Anne, «un ruolo “en travesti” – prosegue – come vuole la tradizione shakespeariana (ma al contrario!)».

adattamento Edoardo Erba

con: Mila Boeri Anne Page, Annagaia Marchioro Comare Page, Marta Pizzigallo Quickly/Falstaff
Virginia Zini Comare Ford, Giulia Bertasi fisarmonicista

scene Federica Pellati
costumi Katarina Wukcevic
consulente musicale Federica Falasconi

regia Serena Sinigaglia
assistente alla regia Giada Ulivi

Agosto 31st, 2017 by