Operetta in tre parti su libretto di Victor Léon e Leo Stein, dalla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac.
Prima rappresentazione: Vienna, Theater an der Wien, 30 dicembre 1905
Direttore | Nick Davies
Regia | Damiano Michieletto
Scene | Paolo Fantin
Costumi | Carla Teti
Interpreti
Barone Mirko Zeta | Franz Hawlata
Valencienne | Adriana Ferfecka / Marina Monzò
Hanna Glawari | Nino Machaidze
Conte Danilo Danilowitsch | Paulo Szot
Camille de Rossillon | Anicio Zorzi Giustiniani / Giovanni Sala
Raoul de St-Brioche | Marcello Nardis
Visconte Cascada | Enzo Peroni
Bogdanowitsch | Enrico Di Geronimo
Sylviane | Marta Calcaterra
Kromow | Enrico Cossutta
Olga | Michela Antenucci
Pritschitsch | Italo Proferisce
Praskowia | Anna Werle
Njegus | Karl-Heinz Macek
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Coproduzione Teatro La Fenice di Venezia e Teatro dell’Opera di Roma
Autore assai prolifico con circa una trentina di operette all’attivo, Franz Lehár è noto quasi esclusivamente per la “verve” e la ricca invenzione melodica e ritmica della Vedova allegra. Questo capolavoro deve la sua fortuna ad una serie di fattori che si conciliano nel corso dell’operetta e si esaltano a vicenda; innanzi tutto la natura della storia che riunisce in modo armonico intorno ad un’unica questione (l’eredità) una serie di temi classici come il denaro, l’amore, la gelosia e la fedeltà. Un ulteriore elemento è il ballo che rende particolarmente “scorrevole” l’azione: non si tratta solo di offrire un’occasione coreografica (corredata da diversi tipi di costumi) ma attraverso il ballo la vicenda si evolve e le relazioni tra i personaggi si trasformano. Il ballo esprime anche il carattere dei personaggi e delle situazioni e descrive l’evoluzione del clima psicologico. Proprio per questa prominenza del ballo La vedova allegra rientra secondo alcuni nel genere della Tanzoperette anche se questa definizione non tiene conto dell’effettivo spessore della partitura che raccoglie mirabili pagine melodiche ed un raffinato uso dell’orchestra.