PRISCILLA LA REGINA DEL DESERTO


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Evento finito il 14 Aprile 2019


Tre protagonisti, 23 performers, 27 hits, 500 costumi e un air bus: ecco gli ingredienti che, shakerati a dovere, danno vita a quel cocktail micidiale che è Priscilla la regina del deserto. Tratto dal film australiano del 1994 The Adventures of Priscilla, Queen of the Desert, diretto da Stephen Elliot e vincitore del premio Oscar 1995 per i costumi, il musical Priscilla ha debuttato in Australia, sua patria natia per poi approdare a Broadway, a Londra e infine in Italia.

Il musical sarà in scena al Teatro Augusteo di Napoli fino al prossimo 14 aprile.

Il cast, in conferenza stampa, racconta lo spettacolo come una “visione pazza di un regista che ha voluto portare un musical a teatro”, cosa affatto semplice da realizzare. Manuel Frattini, Cristian Ruiz e Pedro Gonzales, rispettivamente Bernadette, Tick/Mitzi e Adam/Felicia sono molto contenti di essere arrivati a Napoli, città che si è sempre battuta ed è sempre attenta ai problemi della “diversità”. La loro creatura racconta i “colori dell’amore”, attraverso le hits della disco dance più belle degli anni 70 e 80, brani che possiamo certamente ormai definire storici e che vengono canticchiate anche dai più giovani. Ma Priscilla non è solo lustrini e paillettes: è un viaggio dentro se stessi, un viaggio da cui ciascuno dei tre protagonisti uscirà maturato e con nuove consapevolezze su chi realmente sia e sulle proprie, personali, scelte di vita.

<< Non dimenticate mai il prezzo delle nostre scelte, amiche mie! >>

Bernadette è la più matura del gruppo, di certo non la più saggia, ed è l’unica ad essere “transitata” e ad essere diventata una donna. Conosce benissimo dunque il dolore e la forza impiegata per portare a termine un percorso di vita che è stato sempre irto e pieno di ostacoli e fa di tutto per difendere le sue amiche, specialmente Felicia che è la più giovane e la più scapestrata, da ciò che di brutto può sempre accadere a persone come loro. Priscilla non racconta bensì condivide e condivide valori forse scontati come l’amore e l’amicizia, ma che sono i valori veri e più profondi, quelli che fanno sì che nessuno si senta o si debba sentire mai da solo. Numerosi i battibecchi, specie tra la “vecchia” Bernadette (un Manuel Frattini en travesti davvero strepitoso) e la “signorina” Felicia, battibecchi a stento sedati dalla più equilibrata Mitzi; è proprio grazie a lei e a un invito fattole da sua moglie Marion (si, Tick è sposato e ha un figlio di 6 anni che non ha mai visto suo padre), che l’allegra carovana decide di intraprendere un viaggio nel deserto australiano, da Sidney ad Alice, per presentare una serie di spettacoli nel casinò diretto da Marion. Tante cose accadranno durante il viaggio e tanti i personaggi, più o meno bizzarri, che si approcceranno a queste tre “strane” signore. I quadri che descrivono le varie scene sono introdotti da tre figure femminili, a rappresentare oniricamente l’anima dei tre viaggiatori; un’anima femminile che, nonostante i tacchi e il pesante trucco, fa ancora fatica a esplodere e tenta sempre di nascondersi, spaventata dalle reazioni della gente che sebbene millanti empatia, troppo spesso tende a giudicare e a ferire. Solo chi realmente ama Bernadette, Mitzi e Felicia riesce a comprenderne il dolore e la voglia di esplosione, la voglia di non nascondersi più, ma di palesare ciò che sono ed esserne felici. Ecco dunque che il meccanico Bob, incontrato durante il viaggio, Marion e suo figlio, sono le uniche figure vere e concrete, che si confrontano con i loro amici senza barriere, dimostrando di amarli realmente in tutte le loro stravaganti sfaccettature. Molto emozionante è il quadro che vede protagonisti padre e figlio, che cantano insieme abbracciandosi e iniziando finalmente un percorso di vita che non deve più vederli separati.

Ma non chiamiamolo “noioso”…

Le performance dei ballerini, i costumi sfavillanti e le voci meravigliose che dall’inizio alla fine cantano dal vivo, rendono questo spettacolo più che degno di essere visto: più di 350 mila spettatori lo hanno già fatto e certamente ancora altri ne potranno godere. La bellezza, la grazia, la sensualità, quell’essere sempre un po’ sopra le righe, ma mai volgari, lo fa essere uno spettacolo assolutamente adatto alle famiglie e ai più piccoli, i quali, ancora scevri da sovrastrutture, possono guardalo con occhio disincantato e se anche solo uno di loro, alla fine, avrà compreso quanto importante sia l’accettazione di ciò che è diverso da sé, la scommessa sarà vinta.

Oh no, not I, I will survive
Oh, as long as I know how to love, I know I’ll stay alive
I’ve got all my life to live
And I’ve got all my love to give and I’ll survive
I will survive, hey, hey

E la canta a squarciagola anche il pubblico… perché, nonostante tutto, ognuno di noi è un “sopravvissuto”.

                                                                                                iNPlatea_Marianna Addesso

Aprile 6th, 2019 by