Category: teatro napoletano

Agosto 15th, 2023 by Vittorio De Vito_inplatea

 

Teatro Bracco

Il “Teatro Bracco”, già “Tarsia”, fu inaugurato il 29 maggio del 1962 alla presenza delle più alte personalità dello Stato, della Provincia e della Cultura. Ma solo l’anno seguente, nel marzo del 1963, esso aprì definitivamente le sue porte al pubblico dando inizio ad una stagione di prosa napoletana che avrebbe dato lustro a testi di autori classici e moderni – quali Pietro Trinchera e Domenico Romano, Rocco Galdieri e Francesco Cerlone – e messo insieme un “cast” di attori e registi di grande talento, dando inizio alla regolare attività della Compagnia Stabile Napoletana. Da allora, calcarono quel palcoscenico attori di grande fama ed esordienti, come del resto era già accaduto quando anni prima – negli anni Trenta – quella stessa struttura era chiamata “Sala Tarsia” e vi venivano rappresentate le opere di Di Giacomo e di Bovio, di Scarpetta e di Pietriccione, di Murolo e di Starace. Inoltre, quel teatro sorgeva in un luogo “storico” di Napoli: quelli che una volta erano i giardini del settecentesco Palazzo dei Principi Spinelli di Tarsia e che, col tempo, furono trasformati, prima in un mercato all’aperto e, poi, in una famosa sala per le esposizioni. Dopo secoli di trasformazioni, grazie alla premura di Salvatore Emmanuele, direttore dell’ENAL, il “Teatro Bracco” era finalmente diventato un luogo di divertimento e cultura.

 

Come arrivare al teatro

Il teatro è sito in Via Tarsia 40 nel cuore della città storica, artistica e turistica, a pochissima Il teatro è sito in Via Tarsia 40 nel cuore della città storica, artistica e turistica, a pochissima distanza da Piazza Dante, Piazza del Gesù Nuovo e via Toledo.

Tramite l’automobile si può arrivare a Piazza Dante e procedere per Via Tarsia. In prossimità del Teatro è disponibile un parcheggio convenzionato economico e confortevole capace di ospitare circa 100 posti.

Il teatro è facilmente raggiungibile da ogni punto della città grazie anche al notevole numero di mezzi di trasporto:

  • per chi arriva con il treno alla Stazione Centrale, a Mergellina o ai Campi Flegrei può prendere la Metropolitana Linea 2 e fermare alla stazione Montesanto;
  • per chi arriva dall’Aeroporto è possibile utilizzare la linea 182, scendere a Piazza Cavour e prendere la Metropolitana Linea 2 (fino alla stazione Montesanto); in alternativa può arrivare alla Stazione Centrale con l’autobus di linea 3S o la maggior parte degli autobus delle Linee Provinciali CTP, e quindi prendere la Metropolitana Linea 2;
  • dal Vomero e dal Corso Vittorio Emanuele è utilizzabile la Funicolare di Montesanto;
  • dalla zona Flegrea (Soccavo, Pianura, Fuorigrotta, arrivando fino a Pozzuoli, Quarto e zone limitrofe) il teatro è raggiunto con la Cumana, la CircumFlegrea e la Metropolitana Linea 2 (fino alla stazione Montesanto);
  • chi proviene da Secondigliano, Piscinola, Chiaiano, la zona del “Rione Alto”, nonché dalle zone centrali del Vomero e dell’Arenella, da via Salvator Rosa, Piazza Mazzini e dal quartiere Materdei può utilizzare la Metropolitana Collinare Linea 1 (fino a sopraggiungere la stazione Dante);
  • da via Foria, Piazza Cavour, Mergellina, Poggioreale, Centro Direzionale e Zona Industriale si giunge al teatro utilizzando la Metropolitana Linea 2 (fino alla stazione Montesanto

Teatro Bracco Ar.te.te.ca Associazione Culturale
80135 Napoli (NA) – Via Tarsia, 38

081 5645323

CELLULARE 348-1012824

E-MAIL info@teatrobracco.it

FAX 081-5646512

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Agosto 15th, 2023 by Vittorio De Vito_inplatea

Era un vecchio cinema in disuso da anni, il Cristallo, di via Concezione a Montecalvario con un glorioso passato di sala per famiglie, diventata poi a luci rosse e infine chiusa durante la crisi del settore negli anni Settanta. L’amministrazione comunale, allora, aveva trasformato quello spazio nel cuore dei quartieri a ridosso di Via Toledo in un deposito della nettezza urbana, fatiscente ed abitato da topi. Quando Laura Angiulli lo andò a vedere, per un attimo, dubitò che potesse trasformarsi in un vero teatro. Era il 1986 e la Cooperativa Galleria Toledo era stata appena fondata ed aveva acquistato, a buon prezzo viste le condizioni, quell’immobile per avere finalmente una “casa”, un luogo dove la sperimentazione e la ricerca trovassero una collocazione stabile.

Il Teatro Stabile di Innovazione, Cooperativa Teatro Galleria Toledo alza il suo sipario il 21 aprile 1991, una data scelta per due coincidenze: la nascita della città di Roma certamente di buon auspicio e il compleanno di una delle figlie di Laura Angiulli., tre giovani talenti che in questi anni hanno sempre collaborato e partecipato attivamente alla vita artistica del Teatro. Il primo spettacolo messo in scena fu “Le cinque rose di Jennifer”, straordinario testo dell’Ottanta di Annibale Ruccello. Dopo 11 anni la Galleria Toledo è oggi una delle realtà più interessanti e vivaci del panorama teatrale non solo napoletano, con al suo attivo circa 150 spettacoli prodotti o ospitati e quasi duemila repliche.

Lo spazio di Via Concezione a Montecalvario –  chiamato Galleria per un richiamo all’arte e al luogo di incontro e Toledo come omaggio al quartiere – ha allargato negli ultimi anni la sua attività anche al cinema e alla musica, trasformando quelli che in passato erano importanti singoli eventi in due sezioni che presentano programmi di grande prestigio,  sia per quel che riguarda la musica contemporanea e sperimentale sia per il cinema d’autore e di ricerca. A curare i due programmi che si affiancano a quello teatrale ci sono Girolamo de Simone per la musica e Francesco Amitti che ha raccolto l’eredità lasciata da Sandro Scippa ideatore della rassegna cinematografica. E’ grazie alla Galleria Toledo che a Napoli si sono potuti vedere tutti i film di Godard, di Truffaut, di Orson Welles, il cinema di ricerca, i titoli mai usciti in distribuzione o ascoltare i concerti di Eugenio Fels e di Gianmarco Testa.

Galleria Toledo

Dal lunedì al sabato ore 21

Domenica ore 19

Via Concezione a Montecalvario 34-80134 Napoli

 

Info e prenotazioni

Ore 11-13  16-18

Tel. 081425037  081425824

Fax. 39081415935

galleriatoledo@iol.it

www.galleriatoledo.com

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Agosto 15th, 2023 by Vittorio De Vito_inplatea

Il Teatro Mercadante

 

Il Teatro Mercadante nasce come Teatro del Fondo, dal nome d’una società militare (Fondo di separazione dei lucri) che, con i proventi confiscati al Disciolto Ordine dei Gesuiti, mise in opera la struttura nel 1777-’78, affidandone la progettazione al colonello siciliano Francesco Securo.
Aperto al pubblico nel 1779 con l’opera di Giovambattista Lorenzi, L’infedele fedele, musicata da Domenico Cimarosa, fu consacrato prevalentemente al genere operistico (“Opera buffa” e “Opera seria”).
Attivamente partecipe dei cambiamenti politici e culturali avviati dalla Repubblica Partenopea nel 1799, fu rinominato “Teatro Patriottico” e inaugurato con la rappresentazione dell’Aristodemo di Monti alla presenza del generale Championnet, acclamatissimo dal pubblico. Successivamente continuò ad ospitare drammi politici, tra cui quello che costò a Cimarosa la possibilità di rimanere a Napoli una volta ripristinata la monarchia.
Con la Restaurazione il Mercadante recuperò la propria vocazione operistica e – specialmente nel periodo in cui fu diretto dall’impresario Domenico Barbaja – accolse musicisti come Rossini, Bellini, Donizetti, Mozart e Verdi.
Nel 1870 il teatro cambiò nome in onore di Francesco Saverio Mercadante, musicista pugliese formatosi a Napoli, e fu oggetto di diversi restauri (al 1893 risale la facciata dell’ing. Pietro Pulli).
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento diede accoglienza alla grande prosa italiana e internazionale: Adelaide Ristori, Fanny Sadowski, Ermete Zacconi, Eleonora Duse, Sarah Bernardt e Coquelin furono gli acclamati protagonisti di quella fertile stagione, insieme con gli esponenti di punta del teatro napoletano (Antonio Petito, Eduardo Scarpetta, Roberto Bracco), amatissimi dal pubblico.
Con un occhio sempre rivolto alle novità, il Mercadante ospitò nel 1914 una discussa “Serata Futurista” organizzata da Marinetti. Qualche tempo dopo suoi prestigiosi ospiti furono Marta Abba e Luigi Pirandello.
Nel corso dei restauri effettuati tra il 1920 ed il 1938 il soffitto si arricchì d’un pregevole dipinto a tempera raffigurante Napoli marinara di Francesco Galante.
Diretto per circa un triennio da Franco Enriquez, nel 1963 il Teatro chiuse i battenti per inagibilità. Riaprì soltanto dieci anni dopo, quando – passato dal controllo demaniale a quello comunale – fu portato a termine l’ultimo restauro.
Dalla metà degli anni Ottanta vi furono allestiti mostre e diverse rappresentazioni, ma solo dal 1995 in poi il Mercadante ha dato il via a stagioni teatrali regolari ospitando spettacoli, progetti di teatro contemporaneo, videorassegne, teatro scuola, e diventando una realtà culturalmente operativa sul territorio cittadino.
Dalla stagione teatrale 2003-2004 il Mercadante è gestito dall’Associazione Teatro Stabile della città di Napoli.

Costituita il 13 settembre 2002 – per iniziativa della Regione Campania, del Comune e della Provincia di Napoli, del Comune di Pomigliano d’Arco e dell’ Istituzione Comunale per la Promozione della Cultura della Città di San Giorgio a Cremano – l’Associazione Teatro Stabile della città di Napoli aspira a collocare il Mercadante nell’area dei “Teatri Stabili ad iniziativa pubblica”.
La nascita dell’Associazione è la risposta concreta all’esigenza di dotare la città di Napoli e l’intero territorio campano di un’istituzione pubblica di produzione teatrale.

Biglietteria | informazioni generali

Tel. 081 551 33 96 – Fax 081 420 61 96

Orari: dal martedì al sabato ore 10.30 – 13.00 / 17.30 – 19.30

ORARIO DEGLI SPETTACOLI

Feriali ore 21
Festivi ore 18
Giovedi ore 17.30

ASSOCIAZIONE TEATRO STABILE DELLA CITTÀ DI NAPOLI

Piazza Municipio – 80133 Napoli

Uffici: Piazza Francese, 46 – 80133 Napoli

Tel. [+39] 081 551 03 36

Tel. [+39] 081 552 42 14

Fax [+39] 081 551 03 39

Biglietteria [+39] 081 551 33 96

info@teatrostabilenapoli.it

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Agosto 15th, 2023 by Vittorio De Vito_inplatea

Il teatro venne costruito nel 1737 per volere del re Carlo III di Borbone, a cui venne intitolato. Il progetto fu affidato all’architetto Giovanni Antonio Medrano e i lavori furono diretti da Angelo Carasale. Fu inaugurato il 4 novembre del 1737, giorno dell’onomastico del sovrano, con la rappresentazione dell’Achille in Sciro del Metastasio.

L’assetto interno dell’edificio di Medrano è oggi ricostruibile sulla base di un dipinto di Michele Foschini e di alcuni rilievi eseguiti da illustri architetti europei in visita alla sala ;l’analisi comparata di questi documenti consente di restituire l’alzato dell’auditorio, articolato su sei ordini di balconate con parapetti decorati e un boccascena poco profondo costituito da un semplice arco ribassato sormontato dallo stemma reale. Un alto cornicione concludeva la sala mediando il passaggio al velario.
Le numerose testimonianze tramandate da viaggiatori ed illustri visitatori sono generalmente concordi nel celebrare la vastità della sala e dei palchi, pur se a discapito dell’acustica, e la sontuosità della decorazione.
Nell’arco del Settecento, l’edificio vede diversi ammodernamenti sollecitati dalla necessità di migliorarne l’acustica, oppure dalle mutate esigenze del gusto, che richiedeva sempre nuove «vesti» per l’auditorio.
Ristrutturazioni permanenti furono invece eseguite da Ferdinando Fuga (1699-1782) dapprima nel 1767-68 in occasione del matrimonio di Ferdinando IV con Maria Carolina e di nuovo nel 1777-78.
Le modifiche apportate da Fuga furono conservate fino al 1797, quando la sala viene sottoposta ad un nuovo restauro decorativo sotto la direzione dello scenografo del teatro Domenico Chelli (1746-1820). Questo interventofu poco apprezzato dalla critica settecentesca soprattutto per la soluzione adottata nel soffitto con un finto pubblico dipinto illusionisticamente sul velario.
La breve parentesi della Repubblica Partenopea del 1799 non determinò particolari modifiche alla struttura, ad eccezione di alcuni danni provocati dall’uso improprio della sala, ribattezzata Teatro Nazionale e «profanata» da spettacoli equestri.
Un nuovo capitolo si apre con l’ascesa al trono di Gioacchino Murat nel 1808, promotore di una politica di embellissement della città, e, dal 1809, la gestione di Domenico Barbaja che era particolarmente interessato ad avviare una ristrutturazione dell’edificio per inserirvi nuovi ambienti necessari alla sua attività di appaltatore dei giochi d’azzardo.
Le trasformazioni sono opera di Antonio Niccolini (1772-1850), caposcuola del Neoclassicismo a Napoli, che a più riprese interverrà sull’edificio fissandone progressivamente la fisionomia che ancora oggi possiamo osservare. La prima tappa della metamorfosi riguarda la facciata, poi il ridotto e gli ambienti di ricreazione e ristoro. I lavori, avviati già nel dicembre 1809, verranno conclusi due anni dopo.
Per il portico carrozzabile sostenuto da pilastri va certamente tenuto in conto il modello offerto dalla Scala (1776-78) di Giuseppe Piermarini, modificato tuttavia dall’inserimento, al secondo registro della facciata, della loggia ionica corrispondente agli ambienti del ridotto in luogo della terrazza della fabbrica milanese.
Con questa soluzione Niccolini risolve molto bene la dibattuta questione del manifestarsi dell’edificio nella città: per surgere alla dignità di monumento-simbolo della cittadinanza il teatro acquista le connotazioni del tempio inglobando nella facciata elementi della grammatica classicista e una decorazione ellenizzante allusiva alla poesia drammatica e alla musica. Non meno interessante è il ridotto, oggi sede del Circolo dell’Unione, prospettante sulla via di San Carlo attraverso la loggia ionica. Si presenta in forma di una grande sala tetrastila, con elegante decorazione vegetale in oro, fiancheggiata da ambienti minori, destinati secondo il progetto autografo di Niccolini alle sale da gioco. Un anno dopo la conclusione dei lavori dell’avancorpo, l’architetto toscano attende alla trasformazione della sala per adeguarla alla nuova decorazione del vestibolo e delle scale.
Tra le numerose innovazioni eseguite, vanno ricordate le coppie di semicolonne addossate ai pilastri già realizzati da Fuga nel proscenio, il lampadario sospeso nella zona più oscura della sala e il rifacimento del velario sostenuto da aste con cariatidi.
Al centro di questo era raffigurata l’apoteosi degli uomini illustri con Minerva circondata dalla Muse e da Apollo, soggetto conservato anche nelle successive edizioni della sala.
Nella notte dei 13 febbraio 1816 un incendio devastava l’edificio lasciando intatti i soli muri perimetrali e il corpo aggiunto. La ricostruzione, compiuta nell’arco di nove mesi e sempre diretta dall’architetto toscano, ripropone in grandi linee la sala del 1812 conservandone l’impianto a ferro di cavallo e la configurazione del boccascena, sebbene allargato e ornato nell’imbotte dal bassorilievo raffigurante il Tempo e le Ore, ancor oggi in sito.
L’apporto di Niccolini non si ferma alla ricostruzione, ma in quanto «Architetto decoratore de’ Reali Teatri» sovrintende anche ai numerosi successivi interventi di manutenzione e di restauro.
Fra questi va almeno menzionato l’ammodemamento compiuto nel 1844, assieme al figlio Fausto e a Francesco Maria dei Giudice, di cui rimane testimonianza in una memoria autografa pubblicata nello stesso anno.
I lavori riguardarono la trasformazione della tappezzeria dei palchi da azzurro in rosso, e il rifacimento delle decorazioni per adeguarle alla nuova tonalità dominante nella sala.
A tale fine anche il tondo centrale del velario viene ridipinto da Antonio, Giuseppe e Giovanni Cammarano riprendendo il soggetto delle precedenti edizioni. Completava l’arredo fisso della sala il sipario, più volte ridipinto da Giuseppe Cammarano e sostituito nel 1854 dall’attuale esemplare dovuto a Giuseppe Mancinelli e Salvatore Fergola, raffigurante un “simbolico Parnaso”con ottanta poeti e musicisti.
La vicenda della fabbrica non può dirsi completa senza dare cenno della facciata laterale realizzata su progetto di Francesco Gavaudan e Pietro Gesuè a seguito dell’abbattimento dell’ultimo baluardo del Palazzo Vecchio (1838-42).
Questa risolve il complesso raccordo con la nuova ala del Palazzo Reale derivando motivi dal prospetto principale.
Va infine ricordato l’attuale foyer realizzato su disegno di Michele Platania nel 1937, creando un nuovo corpo di fabbrica nella zona orientale del giardino di Palazzo Reale. Distrutto da un bombardamento nel 1943, è stato ricostruito nell’immediato dopoguerra.

FONDAZIONE TEATRO DI SAN CARLO
Via San Carlo, 98/F – 80132 Napoli
e-mail generico: infoteatro@teatrosancarlo.it

Sovrintendente:
Prof. Prof. Gioacchino Lanza Tomasi

Segreteria del Sovrintendente:
Dott.ssa Susie Romano
tel +39 081 7972 -204, -213
fax +39 081 7972309
e-mail: susierom@teatrosancarlo.it

BIGLIETTERIA DEL TEATRO DI SAN CARLO
Via San Carlo, 98/F – 80132 Napoli
Tel. 081 7972 331 oppure 7972 412
Fax 081 40 09 02.
E-mail: biglietteria@teatrosancarlo.it

ORARIO INVERNALE
(1 ottobre – 31 maggio)
10.00-15.00 dal martedì alla domenica – escluse festività infrasettimanali.
Lunedì chiuso.

ORARIO ESTIVO
(1 giugno – 30 settembre)
10.00-16.30 dal lunedì al venerdì – escluse festività infrasettimanali. Sabato e domenica chiuso.
AGOSTO CHIUSO.

La Biglietteria apre inoltre un’ora prima di ogni spettacolo, anche se questo si svolge in un giorno di chiusura, unicamente per espletare operazioni inerenti lo spettacolo stesso

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Agosto 15th, 2023 by Vittorio De Vito_inplatea

Sancarluccio

Il Sancarluccio è una sala storica nel panorama teatrale napoletano e italiano. Attivo dal 1972, durante gli anni ‘70 è stato tra i primi teatri ‘off ’ di Napoli, e nella sua esistenza trentennale ha ospitato la nuova drammaturgia di Annibale Ruccello e di Enzo Moscato, il teatro corrosivo di Leopoldo Mastelloni, la comicità pura di Massimo Troisi, la maschera surreale di Silvio Orlando, le performances graffianti di Peppe Lanzetta, la sperimentazione in erba dei giovanissimi Mario Martone e Tony Servillo, l’avanguardia napoletana di Antonio Neiwiller e Renato Carpentieri, le “comete” di Roberto Benigni, o di Laura Morante, attrice prediletta di Nanni Moretti. Tanti altri nomi bisognerebbe aggiungere, altrettanto significativi nell’aver tessuto una lunga storia artistica e una presenza teatrale che continua la sua azione culturale, oggi, con nuovi impulsi ed un ascolto attento del teatro contemporaneo.

La Compagnia produce e promuove stabilmente il Teatro in Musica di Pina Cipriani e Franco Nico, artisti e fondatori del Sancarluccio, e in consonanza con l’attività del Teatro, dagli anni ‘80 ha dato impulso e fiducia alla nuova drammaturgia napoletana così come ai giovani talenti comici. Negli anni ‘90 continua a supportare autori e attori napoletani nei loro progetti di messinscena. Dal 1998 con “I progetti di Teatro Bilingue” ha dato il via ad una serie di produzioni  in italiano e in inglese a cura di Bianca Mastrominico (drammaturga, regista, direttore artistico del Sancarluccio) e John Dean (Royal Shakespeare Company, Royal National Theatre Studio, Shakespeare’s Globe) volte a sperimentare nuove soluzioni per un teatro interattivo e senza barriere di lingua, basato sull’incontro tra diverse culture europee.

Direzione e Botteghino:

Via San Pasquale a Chiaia, 49 – 80121 Napoli (calcola il percorso)

Tel. 00.39/081.405000 Fax: 00.39/081.426161
http://www.teatrosancarluccio.com

sancarluccio@teatrosancarluccio.com

COME ARRIVARE

Metro stazione di Piazza Amedeo

Funicolare di Chiaia – stazione Parco Margherita

Bus C24,C25,C28 (Fermata Via V. Colonna e Via dei Mille)

Quindi dirigersi  alle scale di Parco Margherita

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Novembre 8th, 2022 by Vittorio De Vito_inplatea

Trianon é il nome del villaggio acquistato e poi distrutto da Louis XIV di Francia per annetterlo al parco della reggia di Versailles. In questo luogo lussureggiante, nel 1670, il re Sole incarica Louis Le Vau di costruire una “casa per farvi merenda”, dove fuggire con la famiglia, lontano dall’etichetta e dalle fatiche del potere.

E‘ solo l’inizio dello sviluppo dell’area come buen retiro regale. Nel 1687, lo stesso sovrano fa edificare il “piccolo palazzo di marmo e di porfido con giardini deliziosi”, in seguito denominato il Grand Trianon; quasi un secolo dopo, dal 1763 al 1768, é la volta del Petit Trianon, voluto da Louis XV su pressioni della sua favorita, la signora di Pompadour; nel 1776, Marie Antoinette vi fa riprendere i lavori: giardino inglese, tempio dell’amore, teatro, villaggio pittoresco attorno a uno stagno, “le Hameau de la Reine”, il Borgo della Regina, dove la sovrana gioca a fare la pastorella. Il duca di Croÿ sintetizza: “Non hanno mai cambiato tanto forma, né costato tanto denaro due iugeri di terra”.

Arriviamo nel secolo scorso e l’8 novembre 1911 il teatro napoletano di piazza Calenda riprende, dunque, in modo certamente immaginifico, un toponimo ancora emblema di delizie regali e lusso. Così Ettore De Mura ne ricorda l’apertura nella sua Enciclopedia della canzone napoletana:
“Fu la compagnia di Eduardo Scarpetta, di cui facevano parte il figlio Vincenzo, Bianchina De Crescenzo, Della Rossa e la Perrella, ad inaugurare il teatro. […]

Sin dal gennaio successivo all’inaugurazione diede vita a spettacoli di varietà, nei quali programmi, figuravano spesso oltre a cantanti di primo piano, addirittura tre, ed anche quattro, vedette per volta. In una sola sera, il pubblico si godeva, oltre ai numeri, che s’affollavano abitualmente nel manifesto, Pasquariello, Donnarumma, Gill, Fulvia Musette e, a distanza di qualche settimana, Maldacea, Tecla Scarano, Diego Giannini, Gina De Chamery. Prima con l’impresa di Amodio Salsi, che era anche il proprietario del teatro, e poi con quella di Giuseppe De Simone e Gennaro De Falco, il Trianon registrò un’attività ricca di avvenimenti artistici e di soddisfazioni finanziarie. […]

Non pochi attori, e non pochi cantanti, si forgiarono sul suo palcoscenico, raggiungendo persistente notorietà. E non pochi attori e cantanti conclusero qui la loro meravigliosa carriera artistica, come i già citati Armando Gill ed Elvira Donnarumma”.

Nel 1940, Gustavo Cuccurullo acquista il teatro e nel 1947 lo trasforma in sala cinematografica. Cinquanta anni dopo, un altro Gustavo Cuccurullo, pronipote del precedente e attuale amministratore della società proprietaria della sala, dà il via ai lavori per la creazione di Trianon – il Teatro della canzone napoletana.

Trianon – il teatro della canzone napoletana®

trianon@teatrotrianon.it

piazza Vincenzo Calenda, 9  – 80139 Napoli

tel. +39 081-225.82.85 – fax +39 081-28.90.84

 

direzione generale – Gustavo Cuccurullo

gustavocuccurullo@teatrotrianon.it
tel. +39 081-225.82.85, interno 22

 

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Febbraio 2nd, 2022 by Vittorio De Vito_inplatea

 

La storia del Teatro Nuovo risale ai primi anni del Settecento, quando fu costruito il Teatro dei Fiorentini, che, pur essendo sede del Teatro della Commedia Spagnola, iniziò a rappresentare anche gli spettacoli in musica. Il successo fu grande e si comprese la necessità di aprire nuovi teatri da destinare a questo genere.
Fu così la volta nel 1724 del Teatro La Pace e del Teatro Nuovo. Il primo ebbe vita breve, il secondo maggior fortuna e molti anni di attività.
Fu costruito per volontà degli impresari Giacomo De Laurentiis e Angelo Casale. Il progetto fu elaborato da Domenico Antonio Vaccaro, figlio dello scultore Lorenzo che nel progettare  diede prova di abilità straordinaria, perché lo spazio disponibile nella strada era pochissimo e la nuova costruzione doveva prendere il posto di un giardinetto. Il risultato fu mirabile;non ci sono giunte stampe, progetti o piante, eccetto la “Pianta del Teatro Nuovo di Napoli” del volume Teatri d’Italia dell’architetto Cosimo Morelli, stampato a Roma nel 1780.
Sul suo palcoscenico recitarono sin dai primi anni pure le compagnie di prosa, anche se è agli spettacoli di opera giocosa che il Teatro di Montecalvario legò la sua fama perché in quello spazio sembrava essere perfettamente collocata e le celebri compagnie di prosa lo elessero a loro palcoscenico preferito.
Girolamo Medebac, grande sostenitore della riforma goldoniana, vi recitò nel 1734 e nell’anno successivo, impegnandosi “a dare tre vedute: una di città, una di bosco, una di camera” e a non recitare in alcun altro Teatro.
Nel 1738 l’impresario Domenico Catini fu autorizzato a formare al Teatro Nuovo una compagnia di prosa napoletana ed una toscana, alternandone il repertorio di sera in sera.
Nel 1759 la Giunta dei Teatri Stabili autorizzò il Nuovo, come il Fiorentini, a rappresentare un suo repertorio di prosa, che doveva prevedere in cartellone non più di quattro commedie all’anno ” da eseguirsi ciascuna due volte per settimana.”
Giunsero a Napoli anche le prime compagnie straniere: nel 1775 vi fu una formazione francese che fece però pessimi affari nella celebre sala teatrale, mentre un’altra arrivò una decina di anni dopo, quando era impresario Don Felice Di Sangro dei Principi di San Severo.
Il Nuovo fu distrutto da un incendio la sera del 1861. L’architetto Ulisse Rizzi ne rifece le strutture e il Teatro riprese a vivere, anche se apparve subito chiaro che non avrebbe avuto lo stesso prestigio; Dopo una ventina d’anni il Nuovo riscoprì la sua gran vena, la sua funzione di sala amata dal pubblico e dai capocomici: ristrutturato in parte e reso chiaro e luminoso dal restauro, divenne uno dei teatri dove era possibile rappresentare con successo il meglio della prosa dialettale.
Nel suo cartellone, in tutti i mesi dell’anno, furono inseriti due spettacoli al giorno, uno alle 18.45 e uno alle 21.45. Quello pomeridiano (detto diurno o familiare) aveva biglietti di costo più contenuto di quello serale. Vi recitarono gli attori della celebre scuola del Sancarlino e il pubblico accorse da ogni parte d’Italia.
Nel 1888, anno memorabile per il teatro napoletano in genere e per il Nuovo in particolare, si trasferirono in città Gennaro Pantalena e i comici della sua compagnia, fino ad allora indiscussi signori della Fenice.
Al Nuovo in quell’anno misero in scena ‘0 voto di Salvatore Di Giacomo e Goffredo Cognetti, dando vita al Teatro d’Arte e formando il primo tentativo di Compagnia stabile fortemente intenzionata a superare i limiti delle maschere a vantaggio degli approfondimenti psicologici e d’ambiente, ritenuti indispensabili per far nascere e crescere un teatro più moderno.
Legarono il loro nome alla fortuna del Teatro tantissimi attori di successo come Marietta Del Giudice, Alfredo Crispo, Luigi Galloro e soprattutto Gennaro Pantalena, che a lungo recitò al Nuovo lasciando poi il suo posto a Gennaro Di Napoli, attore capace di passare dalle parti comiche a quelle drammatiche e figlio del più famoso Raffaele della Compagnia del Sancarlino.
In quegli anni guidava il Nuovo l’impresario Don Pasquale Molinari che si assicurò, con abilissima mossa culturale e commerciale, l’esclusiva delle rappresentazioni delle ottanta commedie di Eduardo Scarpetta: scelta felice e acuta, che portò in Teatro un pubblico curioso e nuovo.
Fu su questo palcoscenico che crebbe e si rafforzò il nome del giovane Raffaele Viviani, che qui incominciò a misurare la sua straordinaria capacità di affascinare il pubblico con i suoi gesti e con la sua mimica facciale.
E fu proprio al Nuovo che dopo la grande crisi, seguita all’entrata in guerra del 1914, morto Molinari e succedutogli come impresario Eugenio Aulicino, debuttarono Maria Dolini, Bianchina De Crescenzo, Titina De Filippo, Mariella Gioia, le sorelle Crispo, Ida Bottone, Anna Pezzullo.

Furono allora rappresentate le riduzioni di Riccora e di Rescigno e Scarpetta, ancora una volta, per mille lire al mese “più un palco di seconda fila a disposizione … in ogni rappresentazione” rese disponibile il suo repertorio per la gioia del pubblico del Nuovo.

Si affermò in quegli anni il nome di Mariella Gioia, figlia della famosa attrice della Compagnia di Scarpetta Teresina Cappelli: giovane, brava e bella furoreggiò in Babilonia di Rambaldo, messa in scena nel 1912 dalla compagnia di Vincenzo Scarpetta, sotto la direzione di Eduardo Scarpetta;Si affermò pure il nome di Anna Pezzullo, per anni chiamata ad impersonare ” l’Italia ” avvolta nella bandiera tricolore, con i capelli sciolti sulle spalle, il bustino dorato, la corona turrita sul capo, la spada e il grande scudo tra le mani.
Numerosissime, dunque, le tappe memorabili del piccolo Teatro dei Quartieri Spagnoli, tra le quali non sfugge quella del settembre del 1929, quando andò in scena, nelle vesti di Caio Silio, un giovane comico di successo: Totò. Per lui quell’anno fu messa in scena Messalina, cui seguirono I tre Moschettieri, Bacco, tabacco e Venere e l’anno successivo Santarellina, ‘0 balcone ‘e Rusinella di Scarpetta e Amore e cinema di Carlo Mauro.
Poi Totò andò via dal Nuovo e da Napoli e il Teatro ebbe nuovi, grandi protagonisti su cui investire.
Nel giugno del 1930 giunsero sul suo palcoscenico i fratelli De Filippo. Eduardo, Peppino e Titina, accompagnati dalla fantasia di Agostino Salvietti, furono gli applauditissimi interpreti di Pulcinella principe in sogno, rivista in cui spiccava il bellissimo atto unico: Sik-Sik l’artefice magico riproposto da Eduardo sempre con straordinario successo fino all’ultima messa in scena del 1979 al Teatro San Ferdinando; Fu un incontro felice quello tra i De Filippo e il Teatro Nuovo: su quel palcoscenico videro la luce invenzioni rimaste poi solidamente presenti nella memoria del pubblico e nel teatro a venire; il Nuovo fu una preziosa palestra, un laboratorio da cui scaturirono sketch strepitosi per più di un anno.
Dal 1985, grazie all’entusiasmo di Angelo Montella e Igina Di Napoli che allora rilevarono la piccola sala di Montecalvario, il Nuovo vede crescere intorno a sé l’entusiasmo e il consenso di un pubblico giovane, di autori nuovi, di attori e registi legati da una grande passione e dal sogno di poter rinnovare ancora una volta il linguaggio teatrale napoletano.
Il Teatro Nuovo è riconosciuto oggi come uno dei luoghi storici del teatro di sperimentazione in Italia. Infatti, sono numerosi gli autori, i registi, le compagnie e gli interpreti che attraverso allestimenti significativi hanno disegnato, nella sala di via Montecalvario, una mappa esaustiva del teatro di ricerca e di sperimentazione italiano ed internazionale.
Ha legato il suo nome al Teatro Nuovo, la cooperativa “Il Carro” fondata e diretta dal grande ed indimenticabile Annibale Ruccello, che qui ha presentato molti dei suoi lavori, come Le cinque rose di Jennifer, L’ereditiera e Week End.
L’immagine del Teatro Nuovo si lega anche al maggiore rappresentante dell’avanguardia teatrale italiana, Leo De Berardinis, che ha svolto un ruolo fondamentale nella storia di questo teatro.

TEATRO NUOVO

N.T.N. Nuovo Teatro Nuovo S.r.l.
teatro stabile di innovazione
Centro di Produzione, Promozione e Ricerca Teatrale, Cinematografica, Musicale e Arti visive
via San Liborio, 1  – 80134 Napoli • Italy
tfx + 39 081 5422272
Ufficio Promozione e Teatro
via Montecalvario, 16 – 80134 Napoli • Italy
tfx + 39 081 406062 • tel +39 081 425958
info@nuovoteatronuovo.it

presidente cda
Avv. Elia Rossi
direzione artistica e progetti speciali
direzioneartistica@nuovoteatronuovo.it
Igina Di Napoli
direzione generale e programmazione
direzione@nuovoteatronuovo.it
Angelo Montella

 

ORARIO BOTTEGHINO
lunedì 16.00-19.00
mercoledì 11.00-17.00
venerdì 10.00-13.30

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Gennaio 1st, 2022 by Vittorio De Vito_inplatea

Nel 1922, per migliorare le comunicazioni con il rione del Vomero in continuo sviluppo, l’amministrazione comunale aveva approvato un progetto per una funicolare che, partendo da via Roma e sottopassando la via Conte di Mola, doveva portare fino al Vomero. Per creare uno sbocco al traffico della funicolare fu ideata una piazzetta all’uscita della stazione inferiore, realizzata con la demolizione di vecchi stabili ad angolo fra via Roma e via Conte di Mola.
Contemporaneamente alla realizzazione della funicolare, l’architetto Pier Luigi Nervi, uno tra i maestri dell’architettura contemporanea non soltanto italiana ma internazionale, tra il ’26 ed il ’29 realizzò questo imponente teatro, tra i maggiori a livello europeo rispetto all’epoca in cui fu costruito.
“Questa sera alle 21.30 precise con uno spettacolo di gala, al quale interverranno le maggiori autorità cittadine e la più elevata aristocrazia, si inaugurerà l’ Augusteo, il più grandioso cine-teatro di Napoli, che la società Funicolare Centrale ha costruito con l’ Anonima Pittaluga. Anticipare di poche ore il giudizio del pubblico ci sembra superfluo: i napoletani, varcando la soglia di questo nuovo locale, avranno la sensazione esatta di quanto è stato compiuto per dotare la nostra città di un cine-teatro, che per vastità, comfort, eccezionalità di spettacoli, sia uguale alle maggiori sale cinematografiche d’ Europa e d’ America. L’ Augusteo, che è stato decorato da artisti valentissimi, come Carlo Siviero autore del velario e Ezekiele Guardascione, è capace di oltre tremila posti, dispone di un’immensa platea, di una vastissima galleria, di quattro ordini di palchi, di un colossale impianto di aerazione e di riscaldamento, di ascensori e scala mobile, costruzione della ditta Stigler. Al comfort di questo eccezionale cine-teatro hanno cooperato le migliori ditte italiane… Tutta Napoli sarà stasera all’ Augusteo, che inizia la serie di grandi spettacoli col supercolosso ” Volga Volga”. I prezzi dei biglietti che sono in vendita alle ore 18 alle casse del locale sono per questa sera i seguenti: galleria lire 15, sala lire 10, loggiato lire 5 “.
Così ” Il Mattino ” annunciava l’inaugurazione dell’Augusteo, con un articolo pubblicato il giorno 8 novembre 1929.
La scelta del nome, l’imponenza della struttura, la profusione di marmi e stucchi, rispecchiano il gusto e l’ideologia della classe dominante dell’epoca, che aveva voluto creare un luogo elegante, come punto d’incontro dell’aristocrazia e delle autorità politiche e militari. La volontà precisa di stupire il pubblico si rivela anche nella scelta della programmazione, che prevede sin dai primi mesi un susseguirsi di grandi ” colossi ” del cinema, con accompagnamento musicale di orchestre imponenti e cori d’eccezione. Infatti, nella realizzazione architettonica dell’Augusteo si era tenuto conto che tale struttura era destinata alla musica e al canto: di qui la sua eccezionale acustica. Grazie a questa sua peculiarità, l’Augusteo ospita cantanti del calibro di Tito Schipa, Beniamino Gigli, il tenore Giovanni Martinelli e i maggiori esponenti della canzone napoletana.

Dal novembre del 1929 al 10 gennaio del 1930, vengono proiettati film come ” Il quartiere latino “, ” Giglio imperiale “, ” Nina Petrowna ” con Brigitte Helm, ” Orchidea selvaggia ” con Greta Garbo, ” Tradimento ” con Emil Jennings, per la distribuzione delle maggiori case produttrici, come la Metro Goldwin, la Paramount, la Warner Bros. I films venivano spesso presentati o seguiti da balletti ” di lussuosa presentazione sceneggiata “, come cita la presentazione del balletto di Bella Schumann, rappresentato dal 9  al 25 dicembre 1929 dopo la proiezione del film ” Giglio imperiale “. Il 10 gennaio del 1930 venne proiettato per la prima volta il super colosso della cinematografia, ” sonoro, parlato e cantato “: ” L’arca di Noè “…
Il successo di pubblico fu inaudito: fino al 23 gennaio, 250 mila persone avevano assistito alla proiezione del film, che fu prorogato per altri due giorni rispetto alla programmazione per soddisfare le richieste del pubblico.

Nel 1930 inizia il musi-hall, cui si affiancano Beniamino Gigli con il quartetto d’opera, balletti e danze moderne, tanghi argentini ed acrobazie.
Negli anni successivi la programmazione del teatro vede alternarsi cinema e riviste. Ospita illustri artisti italiani e stranieri, il 25 marzo 1932 debutta Josephine Baker con i balletti del Casinò di Parigi e danzatori americani. Il 9 aprile è il turno della “compagnia di rivista Bluette-Navarrini”. Entrambi gli spettacoli furono un trionfo e l’Augusteo sempre più diventa il centro di ritrovo di tutta la ” Napoli chic “. Nel 1934 c’è il debutto del teatro di prosa con Elsa Merlini e Sergio Tofano, una precisa scelta di programmazione del teatro, che volle dare un maggiore rigore nelle scelte e nella gestione del locale. Ma il grande evento di quell’anno fu l’arrivo, il 30 marzo, della compagnia di Totò, che rappresentò le sue riviste fino al 13 aprile. Inutile dire che fu una apoteosi di successo con il botteghino che registrò il tutto esaurito tutte le sere. Contemporaneamente l’Augusteo continua ad ospitare rappresentanti famosi, o destinati a diventarlo, della canzone napoletana. Il 14 agosto del ’36 si esibisce ” La Bottega dei Quattro “, che fa capo a Libero Bovio, Gaetano Lama, Ernesto Tagliaferri e Nicola Valente e si avvalse successivamente della collaborazione di Ernesto Murolo.
Durante la guerra il teatro fu chiuso, per riaprire nel ’45 sotto la gestione degli alleati che lo ribattezzarono ” Red Cross Club ” ( Club della croce rossa ).
Fino agli anni ’50 l’Augusteo subì un arresto, fino a quando venne riaperto e ristrutturato. Cambiò dunque aspetto, e l’antico cinematografo-teatro venne stravolto dalla controsoffittatura che ne coprì la volta, mentre i quattro ordini di palchi vennero murati, e le porte e le mura della sala vennero nascoste dietro una pannellatura in legno.
Dalla metà degli anni ’80 il cinema cominciò ad avere un netto calo e la programmazione diventò frammentaria ed occasionale, fino alla definitiva chiusura. Quello che era stato il glorioso teatro, salotto dell’antica via Toledo, acquistò l’aspetto di un buio e polveroso deposito; la stessa piazzetta Duca d’Aosta fu lasciata nel totale degrado ed abbandono.

Nell’autunno del ’92, partita l’operazione di recupero con la disponibilità dell’Amministratore Unico della S.A.C.I.A.V., società proprietaria, Dott. Ettore D’Auria, e con Renato Abate da una parte, e Francesco Caccavale dall’altra, la struttura originaria è stata ripristinata ed il locale riapre ” alla città ” come sala teatrale. Sul piano tecnico e progettuale, questa operazione è stata ideata e realizzata da Pippo Caccavale, che ne ha curato e diretto il recupero, la valorizzazione, la ristrutturazione e tutte le fasi del restauro.

Augusteo

Botteghino

dal Lunedì al Sabato dalle 10:30 alle 13:30 e dalle 16:30 alle 19:30

Tel: +39 081 414243

Piazzetta Duca D’Aosta,
263 Napoli

info@teatroaugusteo.com

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Febbraio 17th, 2021 by Vittorio De Vito_inplatea

Il nuovo Bellini fu inaugurato nel 1878 con i “Puritani e i cavalieri” di Vincenzo Bellini, destinando il teatro alla lirica. Il sipario di scena raffigurante lo scoglio delle sirene era stato dipinto da Pasquale Di Criscito e Giovanni Ponticelli, il soffitto, andato del tutto perduto, raffigurava una sorta di apoteosi di Vincenzo Bellini con gruppi di puttini in un cielo aperto che reggevano gli stemmi di Napoli e di Catania, fu decorato da Vincenzo Paliotti, che al giovanissimo Vincenzo Migliaro si debbono il ritratto a olio di Bellini che fa bella mostra di sé retto da due figure alate al centro dell’arcoscenico e le decorazioni floreali a tempera. Se qualcosa è andato perso, molto si è salvato alle ingiurie del tempo anche grazie agli accuratissimi restauri voluti nella operazione che ha portato, nel 1988 alla riapertura del Teatro Bellini. Quel che è certo che ciò che faceva arricciare il naso a tanti critici oggi fa sgranare gli occhi ai molti spettatori che concordano pienamente con il detto: “‘o San Carlo p” a grandezza ‘o Bellini p”a bellezza”. Il più bello dei teatri napoletani, tale infatti il Bellini era stato per molti anni, prima destinato alle rappresentazioni liriche, poi, quando la sua programmazione fu ampliata, ospitando spettacoli di prosa, di operetta, e via via di teatro dialettale fino al 1915, quando fu dotato di uno schermo per le proiezioni cinematografiche. Nella esaustiva ricerca cronologica curata da Renato Lori in occasione della riapertura del Bellini ritroveremo le tracce di centinaia di spettacoli, di titoli magnifici, di attori leggendari, beniamini del pubblico napoletano e italiano, che hanno calcato le scene del Bellini. Nel maggio del 1963, il Bellini sembrò definitivamente destinato a scomparire. Diventò rapidamente un sudicio cinema di infima visione. I suoi palchetti che avevano ospitato la migliore nobiltà e la ricca borghesia napoletana si videro trasformati, grazie alla compiacente e remunerata distrazione del personale di sorveglianza, in accoglienti rifugi per il piacere furtivo e trasgressivo di qualche coppietta in cerca di intimità. Fu poi Tato Russo che colse l’occasione per sottrarre il Bellini ad una sicura distruzione, facendone la sede del suo teatro e della sua compagnia. In poco più di un anno, superando difficoltà tecniche, organizzative ed economiche, riuscì a riportare l’edificio all’antico splendore e, con la messa in scena dell’”Opera da tra soldi” di Bertolt Brecht, nell’autunno del 1988, il Bellini fu ancora una volta un teatro….

nei pressi della centralissima piazza Dante nel cuore antico della città e precisamente alla via conte di Ruvo .Per arrivarci se si viene dalle autostrade scegliere le uscite della tangenziale “Capodimonte” o “Doganella. E’ raggiungibile dal centro e da ogni parte della città facilmente, con i pullman che stazionano in piazza Dante,con la Metropolitana (fermata piazza Cavour),con la Cumana (fermata Montesanto),con la Funicoolare (fermata Montesanto). Per chi venisse da fuori e desiderasse permanere in città si consigliano gli alberghi più vicini Oriente-Jolly-Toledo. Presso tutti gli alberghi cittadini è possibile trovare depliants illustativi della attività del Teatro.

 

Come raggiungere il teatro:

  • Funicolare Montesanto:Stazione di Montesanto (percorrere Via Tarsia e P.zza Dante)
  • Metronapoli:Linea 1 (collinare)Stazione Museo (percorrere Via S. Maria di Costantinopoli)Stazione Dante (percorrere Via Pessina)

    Linea 2

    Stazione di Montesanto (percorrere Via Tarsia e P.zza Dante)

    Stazione di Piazza Cavour (percorrere Via S. Maria di Costantinopoli)

  • Ferrovia Cumana:Stazione di Montesanto (percorrere Via Tarsia e P.zza Dante)
  • Autolinee Urbane:Zona Centro: E1, 24, 178, 201 – Zona Vomero: R1, R4, C57, 47
  • Autolinee Urbane Notturne:Zona Centro: 404D, 435D, 449
  • Autolinee Suburbane:Zona Marano e Chiaiano: C64, 161Zona Secondigliano: 137Zona Giugliano: 160

    Zona Mugnano: 160R

  • Autolinee Suburbane Notturne:Zona Marano e Giugliano: 460
  • Tangenziale:Napoli, Uscita Capodimonte

Parcheggi Custoditi (nei pressi del Teatro):

  • Garage Via CostantinopoliVia Costantinopoli
  • Garage Via BelliniGarage Via Bellini
  • Garage LoriVia Avvocata P.zza Dante
  • Garage MangioneVia S. Potito (Via S. Monica, angolo Salvator Rosa)

RadioTaxi:

  • Co. Ta. Na Napoli
    Tel. +39 081 5707070

Prenotazione Taxi:

  • In occasione degli spettacoli è organizzato un servizio Prenotazione Taxi, funziona durante l’intervallo e va richiesto alla maschera al piano.

 

E-Mail:

Tel.: +39 0815491266

Fax: +39 0815499656

Indirizzo: via Conte di Ruvo 14-Napoli (80100)-Italia

calcola il percorso

 

Per informazioni:

Il Botteghino del teatro è aperto fino al 30 luglio e riapre il 29 agosto. Orario: 10,30-13,30/17-20; sabato 10,30-14.
Domenica chiuso; – Tel. 0815499688

Prenotazioni gruppi: Sig.ra Annalisa Gastaldello
Tel. 0815491266 | Fax 0815499656 | E-mail direzione@teatrobellini.it

Prenotazioni scuole: Sig.ra Stefania Cuomo
Tel./Fax 0815562524 | E-mail edo.service@virgilio.it

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Settembre 20th, 1996 by Vittorio De Vito_inplatea

Dal Maggio del 1996 è il tempio della risata a Napoli: il teatro Totò, situato nel cuore della Napoli antica e vicino al teatro San Ferdinando, per volere di Gaetano Liguori e Davide Ferri, è dedicato all’immortale e universale maschera di Antonio de Curtis, in arte Totò, principe della comicità.

Nasce negli anni ’50 come cinema Ausonia, sala di quartiere che ospita pellicole di varia categoria fino al cinema  a luci rosse; successivamente viene gestito negli anni ’80 da Mario e Maria Luisa Santella che fanno rivivere l’agonizzante spazio, come teatro Ausonia, mettendo in scena dei loro spettacoli, ospitando autori e compagnie contemporanee, attori satirici nazionali di punta. Successivamente la coppia si scinde, Mario Santella porta avanti ancora per qualche tempo la direzione del teatro fino alla definitiva svolta con la nuova gestione.

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