STRAFAUST


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Si parte da Faust, da quel dottor Faust che è stato più volte raccontato  e più volte reinterpretato fin dal 1600, con qualche incursione ne Il maestro e Margherita di Bulgakov: questo è Strafaust.  Ci accoglie in una stanza tetra, buia, vestito con un buffo mantello che lo copre fino ai piedi. Si capisce subito quanto il nostro dottor Faust sia alienato; il confronto con il saltellante Mefisto che di lì a poco entrerà roboante in scena è netto. Le prova tutte il guizzante diavoletto: tira fuori dalla sua valigetta 24 ore rosso fuoco (in pendant con abito e cappello, perché anche il Diavolo si è “civilizzato”, lasciando da parte corna, coda e peli superflui e diventando un seguace delle sopracciglia ad ali di gabbiano) vari doni per Faust, ma Faust ha già avuto tutto. Com’è possibile? L’eterna giovinezza, i soldi, sapienza infinita, la chiaroveggenza?

<<Non serve. Sanno tutti prevedere, ma non sanno vedere>>

Il povero Mefisto è in forte difficoltà. Continua a girovagare per la stanza cercando di farsi venire in mente qualche buona idea, ma, inevitabilmente, si scontra con l’apatia di Faust che stenta addirittura a tenere gli occhi aperti. Ormai, dopo 33+520 anni di età, il dottore sente solo i mali altrui e non gli va affatto di curarli.

<<Tutto si può fare, ma se non c’è un perché… Occorre uno sforzo di dimenticanza per tornare a fare e a volere>>

<<Ma si può sapere cosa vi è successo?>>

Tuona stizzito Mefisto. E Faust inizia “a muoverlo” a suo piacimento con la sola forza della mente. Gli fa fare ciò che vuole; dopotutto il patto era questo: il Diavolo al suo servizio in tutto e per tutto in cambio dell’anima. Nulla lo eccita, nulla lo smuove. Persino il tonico dell’immortalità che gli porta Margherita non ha più alcun sapore. Si sente solo, il dottor Faust: non ha quasi più allievi a cui donare saggezza, non ha più amici, non ha più niente. In questo momento buio, si attacca persino al suo amico/persecutore negandogli la via d’uscita dalla casa (c’è una regola per gli spiriti e i demoni: devono uscire dalla stessa parte da cui sono entrati); in fondo è consapevole che solo Mefisto potrà curarlo.

L’atto è unico, ma idealmente diviso in due parti. La separazione tra tenebra e luce avviene con una teatrale mossa in puro stile Sturm und Drang, con il Diavolo che urla e spoglia Faust del suo mantello lasciandolo semi nudo e, di colpo, anziano. Nello stesso momento, la tenebra che avvolge lo spazio “vola via” e tutto si colora: i mobili, le luci, le suppellettili. E Faust? Di bianco vestito, così come Margherita e il suo fedele allievo, sorridono, ma si muovono pesantemente. Se prima la noia del non desiderare niente era così greve, ora, la consapevolezza che ci sarà una fine, pesa in maniera diversa…, ma pesa anch’essa. Ne sarà valsa la pena? Rinunziare all’immortalità per tentare di respirare ancora la vita? Faust il Maestro ha sempre odiato i giovani, quei giovani che vogliono solo fare, fare, fare…

<<E’ meglio non imparare niente!>>

Meglio vivere nel limbo dell’ignoranza che non ti fa soffrire e da cui non ti devi difendere; la saggezza uccide. La sapienza è nemica della serenità e lui che vi ha avuto infinito accesso lo sa bene.

Ma ora che è in qualche modo “risorto”, ci fa pace coi giovani, con coloro che rappresentano il futuro, un futuro che sebbene per un tempo limitato, anche lui ha riavuto indietro e chiede scusa:

<<Vi chiedo scusa per i padri e i maestri non avuti, per i beni maltrattati. Siete come l’acqua e un fazzoletto vi accompagni sempre, fosse solo per agitarlo quando è il momento di salutare.>>

Gli rimane tra le mani un fazzoletto a cui fare un nodo, ogni giorno, a mezzogiorno.

<<Perché lo annodi?>>

<<Per ricordarmi di scioglierlo>>

E mentre lo dice, sorride. Alla fine basta un nodo a un fazzoletto per ricordarsi… di vivere ed essere felici? Forse sì;  e sebbene ci abbia impiegato 33+520 anni, alla fine lo ha capito anche lui. Chi troppo vuole nulla stringe? La saggezza popolare che vince sempre.

Marianna Addesso iN Platea

 

scritto e diretto da Massimo Maraviglia
con Giulia De Pascale, Massimo Finelli, Daniele Sannino, Giovanni Scotti
grafica e scene Luca Serafino
costumi Patrizia Baldissara
musiche Canio Fidanza, Massimo Maraviglia
assistenete alla regia Aldo Verde

Settembre 4th, 2017 by