In collaborazione con l’associazione AltroSguardo
In Ultime notizie dalla famiglia funziona come nelle serie televisive la saga dei Malaussène: impari ad amare i personaggi a seguire le loro vicende, a ridere e piangere con la caleidoscopica e surreale famiglia di Belville. È la scrittura visionaria, ironica, struggente di Pennac a compiere il miracolo di trasformare le parole in immagini così nitide che basta raccontarle per vederle. Il dialogo di Benjamin, incinto per empatia della tellurica compagna Julie, con suo figlio , “frutto nudo precipitato nelle mandibole del mondo”. Disarmante e disarmato di fronte all’evento, il capotribù vive tutti gli interrogativi e le ansie dell’imminente paternità, sforzandosi di presentare al “quell’ipotesi di vita” la vita :”un’impalcatura di illusioni sulle fondamenta del dubbio, i muri nebulosi della metafisica, l’arredo perituro delle convinzioni, il tappeto volante dei sentimenti…”e l’improbabile famiglia in cui atterrerà: “è inutile che ti racconti palle, figlio mio, la verità è che la tua famiglia fa tutt’uno con la tragedia”, per metterlo al corrente di quanto lo aspetta, forse anche per scoraggiarlo. Attraverso una scrittura perfettamente calibrata tra l’amaro disincanto e la leggerezza dell’umorismo .”se l’uomo non mangia più l’uomo è unicamente perché la cucina ha fatto progressi”, in assenza di certezze morali “vorrei appartenere alla bella grande anima umana, quella che sa da che parte stanno i buoni e i cattivi, gli aggrediti e gli aggressori” o religiose “come credere nel “Grande Paranoico?”, quello che Malaussène trasmette al nascituro è la fatica e la dignità di essere uomini: “Ci si sveglia con un amico in meno, una guerra in più, e tutta la strada che resta da fare malgrado tutto. Bisogna tenere duro, tenere duro comunque, con le unghie e con i denti”. Nelle pagine di Pennac si squaderna tutta la potenza della vita e della letteratura, a quella potenza noi abbiamo dato la voce, la forza evocativa della scena e quel racconto si è fatto teatro.
di Daniel Pennac
con Antonello Cossia
ideazione Annamaria Russo