43 MINUTI – AL DIRITTO DI SCEGLIERE PER SE’


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“Se non ci fosse lui, ne sentirei il bisogno. Per appagare me.”
Ma il bisogno smette. Cede il posto all’oppressione.
La necessità di riconoscere i propri limiti o errori, la forza di stralciare il velo dietro cui si cela ciò che in fondo lega due persone: l’egoismo.
L’incessante bisogno di una presenza per sopprimere il timore di rimanere soli.
La voglia di condividere tutto.
Gli stessi spazi, gli stessi momenti, le stesse voglie.
Solo per paura di non sentirsi reali e realizzati, se non in sincrono.
Un uomo solo non è necessariamente un uomo libero, talvolta la debolezza più grande si cela nell’assenza di legami.
Il tutto, sotto gli occhi vigili di una giustizia che dovrà esprimersi, per compensare gli sbagli, le azioni, dettati da un momento di assoluta libertà. Perché se vivere con libertà vuol dire vivere secondo la propria logica, il proprio istinto, allora non dovrebbe essere condannabile il gesto di un uomo che persegue il proprio fine: sentire quale unico bisogno se stesso.
Una giustizia che spesso pecca di abusi e superficialità. Una giustizia che condanna e assolve secondo una logica non sempre del tutto chiara.
Una giustizia che punisce l’azione, col sangue macchiata, ma che spesso non agisce.
La mano impugna il martelletto quando un uomo decide per la vita di un altro.
La mano impugna il martelletto contro il diritto di scegliere per sé.
Ora le mani sono legate, o meglio, una lava l’altra, e la giustizia e’ monca.
Il verdetto finale è senz’altro insito nei dialoghi tra i due protagonisti: non esiste pena di morte più oscura se non la certezza di camminare sempre al buio, nell’ illusione di trovare uno spiraglio di luce negli altri.

 

di Federica D’Auria
con
Vincenzo Messina e Luigi Vuolo

regia Luigi Vuolo

Dicembre 4th, 2017 by