A – MEDEO


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Evento finito il 14 Aprile 2018


L’opera viaggia attraverso lo studio di alcuni personaggi di Eduardo De Filippo; in particolar modo concentrandosi sulla figura dei figli. Partendo dal concetto che un attore quando sale su di un palcoscenico “uccide” la persona che è per far vivere un personaggio che non esiste se non esclusivamente sulla scena. La volontà dell’opera è dunque quella di rivendicare la paternità artistica del Maestro. I lavori di De Filippo si innestano su un gioco fatto di luci e immagini che riescono a dare voce ai silenzi. L’autore si serve così di commedie quali “Mia famiglia”,

“ Filumena Marturano”, “Bene mio core mio”, “Gennareniello” , ” Sabato, domenica e Lunedì”, ” L’abito nuovo”, ” Napoli milionaria”, “Natale in casa Cupiello” in cui la presenza dei figli è determinante per lo svolgimento dell’opera stessa e il riconoscimento degli altri personaggi. Tutto gira intorno alla figura del padre che, seppur assente, è però fondamentale al punto che gli attori che interpretano i personaggi di Eduardo ne richiedono la presenza esplicandola come bisogno nonché come necessità di riconoscimento paterno. Eduardo disse: “il teatro è gelo, così si fa e così l’ho fatto: è cresciuto mio figlio e non me ne sono accorto, per fortuna è cresciuto bene”. E’ di questa attenzione che i due figli nella pièce hanno bisogno, è questo diritto che rivendicano. Il resto è amore. Il testo, che inevitabilmente si avvale di citazioni Eduardiane, mantiene uno sguardo avanguardistico in cui reale e surreale si alternano e quasi si confondono per dare vita a qualcosa che ha un richiamo con un passato che infondo è più prossimo che remoto. I valori forti come quelli della famiglia e del legame di sangue tra figli e genitori è qualcosa che nemmeno il tempo e l’evolversi della società può mutare. La modernità degli anni 2000 ha portato a numerosi cambiamenti quasi immaginabili ma nonostante questo per tutte le madri “i figli sò figl e sono tutti uguali”. L’autore seppur giovane entrando in punta di piedi ha voluto così analizzare quella che è la raffinata e forse ineguagliabile drammaturgia di Eduardo immaginando di essere lui stesso un suo figlio e cambiando così la prospettiva di scrittura che è quella di un figlio che osserva, analizza e forse arriva a comprendere la figura del padre, spesso fatta di errori e mancanze, piuttosto che l’inverso. E’ un testo particolare, introspettivo, che volutamente ha un finale aperto; lo spettatore deve sentirsi libero di immedesimarsi o meno nella figura di un genitore quanto di un figlio, e di odiare quanto comprendere certe scelte che inevitabilmente rientrano in una soggettività e una sfera intima in cui l’autore non vuole, non può entrare fino in fondo. La scelta degli attori non è casuale si è volutamente pensato a due giovani artisti la cui caratteristica primaria è la passionalità e la naturalezza scenica che, secondo l’autore e il regista, è fondamentale per un testo come questo.

 

tratto dalle storie dei figli di EDUARDO

con Stefania Remino e Antimo Navarra

adattamento e testi Marina Cioppa

regia Michele Brasilio

Dicembre 13th, 2017 by