BATTLEFIELD


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Evento finito il 24 Febbraio 2018


Ridotta all’essenziale, passando dalle nove ore di rappresentazione sviluppate nel 1985 ai 70 minuti odierni, torna in scena Mahābhārata,  l’opera fondamentale della letteratura induista, in una rappresentazione  scritta da Jean-Claude Carrière e di nuovo diretta da Peter Brook. Battlefield, questo il titolo della pièce in scena al teatro Bellini, ripercorre, come nell’originale poema sanscrito, la guerra fratricida che portò alla morte dei cento figli del re Dhrtarastra e alla conseguente ascesa al trono del nipote di quest’ultimo: Yudisthira. << The war is over… the war is over! Where is justice?>> con queste parole il vecchio re, cieco e disperato per la sorte toccata ai suoi figli, medita la morte, ma viene invece convinto ad accogliere tra le sue braccia suo nipote, destinato a diventare il nuovo re. Lo stesso Yudisthira, infatti, non vuole accettare il trono, poiché fiumi di sangue sono stati versati, sangue del suo stesso sangue.  <<Dharma will help you >>  è la frase da cui partire per immedesimarsi in quel mondo che appare tanto distante, ma è in realtà tanto, troppo vicino.  Dharma è la giustizia, la “duty of a King“ ed è al contempo il Destino a cui ogni essere umano deve dar conto. Il destino del giovane è di regnare per 36 anni prima di cedere il trono al nipote, mentre quello del vecchio re è di aiutare e consigliare il nuovo sovrano in modo che egli si riveli un regante giusto e buono.

Unico atto e unica scena, che da campo di battaglia diviene bosco e poi fiume. Ogni dialogo è sottolineato dal suono di un djembe, tamburello di chiara origine africana, suonato per l’occasione da un musicista asiatico. La “globalizzazione“, tema attuale e molto sentito, passa anche da qui e i cappotti in stile post atomico indossati da alcuni dei protagonisti concludono l’effetto di attualizzazione che Brook ha voluto evidentemente regalare al suo lavoro, rendendolo immortale. Il viaggio interiore che deve compiere Yudisthira non è semplice; egli verrà aiutato da diversi racconti, che dopo le prime introduzioni diverranno mini rappresentazioni nella rappresentazione, con gli attori che di volta in volta saranno serpente, piccione e verme. Non è un caso che esseri animali vengano presi ad esempio e non è un caso che per il piccione venga usato il pronome  “He“ invece del canonico “It“ considerando che le religioni orientali danno pari dignità ad ogni essere vivente, che sia esso umano o animale. Proprio grazie a questi esempi, il nuovo re riuscirà a capire il valore di Giustizia, Destino, Morte e farà la scelta più giusta. Ma non sarà solo Yudisthira ad essere indottrinato: il mondo è stato è  e sarà sempre minacciato dalla guerra e dalla morte e solo la Verità (Truth) è la chiave vera per l’Immortalità. La verità a cui ogni uomo dovrrebbe aspirare, cercandola dentro di sé aldilà di religioni differenti e differenti luoghi e tempi. All’inizio, sul campo di battaglia, i morti sono solo accennati e raccontati, ma durante il racconto si assiste a veri decessi e vere e proprie trasmigrazioni e tutto questo è ben sottolineato dal quasi abbagliante crescere delle luci, che seppur per brevi istanti, rende la scena, quasi sempre in penombra, illuminata a giorno.

Uno spettacolo gradevole e per nulla complicato, nonostante l’inglese sopratitolato e temi così remoti dalla italica coscienza religiosa.

 

Marianna Addesso iNPlatea

 

tratto da Mahābhārata e dal testo teatrale di Jean-Claude Carrière
adattamento e regia Peter Brook e Marie-Hélène Estienne

con Karen Aldridge, Edwin Lee Gibson, Jared McNeill, Larry Yando

musiche Toshi Tsuchitori
costumi Oria Puppo
luci Philippe Vialatte

Dicembre 4th, 2017 by