BELLO DI PAPA’


Dettaglio eventi


Una produzione teatro Cilea Napoli con la collaborazione organizzativa di Pragma

I figli non si scelgono e Antonio Mecca né li vuole scegliere né li vuole avere. Antonio Mecca è un dentista affermato, con una bella casa a cui tiene più di quanto tenga alla sua avvenente compagna e sta bene così. A cinquant’anni non sente affatto il bisogno di stravolgere la sua vita con dei piccoli esserini autoritari che una volta arrivati “si piazzano” e non sloggiano più. La fidanzata storica, invece, sente ormai inesorabile il ticchettio dell’orologio biologico e un figlio lo vuole a tutti i costi. <<Amore, facciamo un figlio?>> Quel sabato mattina inizia così; per tutta una serie di eventi, avvenuti, secondo Antonio perché Marina non si è fermata al passaggio di un gatto nero, non sono potuti uscire in canoa e si ritrovano a casa a discutere del loro rapporto e del desiderio di maternità di Marina, ma non finisce qui… Uno squillo di citofono e quel sabato mattina si complica ancora di più per il povero Antonio. Il professor Ferdinando Coppola, che ha in cura il depresso Emilio, vecchio e caro amico di Antonio, arriva a chiedere un favore alla coppia: dovranno tenere Emilio a casa per un mese, tempo indispensabile perché faccia effetto una nuova terapia ipnotica che può salvargli la vita: Emilio dovrà regredire all’età di sette anni e dovrà ritrovare un padre e una madre che lo sostengano e lo accompagnino fino ai diciotto; ma roba di poco tempo, con uno scatto temporale di tre anni ogni settimana, un mese sarà più che sufficiente. Mentre Marina accetta da subito, entusiasta di poter avere un frugoletto (benché di 45 anni) che gira per casa, Antonio non sa se ridere o piangere.  <<Ma chi ‘o sap a chist, io lo frequento solo perché mi presta la barca!>> Questa e altre affermazioni, unita alla quasi maniacale attenzione al suo preziosissimo parquet, ce lo fanno inizialmente compatire e forse anche un po’ odiare, ma una volta accettata “la sfida” proposta  e una volta visto l’approccio con questo suo “figlio fittizio” (no, non è figlio di Gigi FINIZIO, glielo spiegate voi, una volta per tutte alla cara cognata Scilla?), Antonio si dimostrerà l’unico ad aver compreso realmente cosa vuol dire essere padre. Era tutta una montatura, creata ad arte da Marina in combutta col medico e la sua assistente Fiorella, per cercare di risvegliare la voglia di paternità del nostro. Una volta scoperto l’inganno, Antonio non si arrabbia, ma fa una riflessione: i figli non si scelgono, è vero, ma non si scelgono neanche i padri e come un padre deve rispettare un figlio, allo stesso modo, bisogna che un figlio rispetti l’autorità paterna. I genitori di oggi sono troppo “delicati”, cercano di compensare la loro assenza e la loro distrazione comprando oggetti costosi, ma senza anima e tutto questo riflette una inevitabile perdita di valori che finisce con tirare su uomini e donne senza spina dorsale.

Si ride dall’inizio alla fine con Bello di papà, forse si ride anche troppo, considerando le risate quasi isteriche che si sentono in platea ogni volta che Biagio Izzo pronuncia una sillaba. Si ride e si riflette e tutto ciò rende questo spettacolo compiuto e ben equilibrato. Si ride della famiglia Mecca, una famiglia “sgangherata”, ma a suo modo sana e si riflette sulla famiglia e su come questa rappresenti uno dei mali su cui si basa la società civile.  Antonio è un uomo pesante, uno che ha paura che gli venga sfilata da sotto il naso quella sua vita così perfetta  che si è creato negli anni; non ne vuole di responsabilità, lasciatelo stare, e attenti a quando spostate le sedie in casa sua, che sul parquet “si fa la riga nera”!

<<Pesaturo, eclissati!>> Gli urlano contro; ma se fosse proprio il “pesaturo” l’unico ad aver capito veramente tutto?

 

Marianna Addesso iNPlatea

Marzo 15th, 2017 by