CABALA


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Evento finito il 08 Aprile 2017


Cabala, per il Teatro Sannazaro, è il mio spettacolo che racchiude nel suo percorso scenico il mio “conscio”, pieno di “presenze” del tempo “presente” che io vivo quotidianamente per strada, a casa, davanti alla tv con i tg di allarme sociale e individuale, che centrifuga le ansie del mio “inconscio” che ho sempre messo in scena, nei miei spettacoli, alternando alla mia lingua, che non è “made in sud” ma esclusivamente “made in napule”, a quelle lingue dei paesi che ci hanno “visitato” lasciando “marchi indelebili” divenuti col tempo “endemici”.

12.7.45 sono i numeri della mia data di nascita avvenuta subito dopo Hiroshima, ma concepito quei nove mesi prima, quando la guerra (quella dei ricoveri al “cavone”, delle “carrube” dolce dessert dopo un pranzo immaginario, raccolte tra il verde mediterraneo di piazza dante, oggi stuprata da una architettura violenta e contro natura, quella della fame vera, quella da “isola dei famosi” interminabile di vip e non vip, quella del popolo e delle famiglie “signorili”, simili a quelle della “Napoli milionaria” di Eduardo.

Sono nato a Napoli a via San Potito di fronte al museo nazionale che da bambino è stata la mia “edenlandia”, mentre i fratelli di mia madre tornavano per grazia della madonna di Pompei, a cui andarono tutti i gioielli di famiglia, mai scambiati con un tozzo di pane per la fame; tornavano dai campi di concentramento tedeschi laceri e feriti, colpevoli di essere al servizio in Grecia, sull’isola del  mandolino del tenente o del capitano Corelli, dopo essere passati indenni da quella Jugoslavia, dove se chiedevi un bicchiere di acqua, potevi trovarti sgozzato, come oggi, nei paesi dell’ isis perchè… ..tu italiano.. .fascista….

Però il boom l’ho vissuto tutto! La Napoli nobilissima degli anni 60/70, diventata un riferimento culturale europeo assoluto, mi ha spinto a conquistare il conquistabile, col mio lavoro di autore, attore , musicista, “mette in scene e regista, ovunque mi sia presentato a lavorare, sulle scene le più differenti, con la mia “n” di Napoli stampata in fronte e la mia “m” di Mastelloni sono stato onorato e rispettato.

In Francia diventavo “lo choc Mastelloni” con l’accento rigorosamente sulla “i”, in Germania ero “una piuma nell’aria che danza sul filo tagliente di un rasoio”, ad Amsterdam “un trip senza confini”, alla Biennale di Venezia invece di staccare dalla mia “ideale” carrozza la pariglia di cavalli, al Teatro Goldoni – solo out – hanno sfondato (come avevano già fatto al Theatre Permanent de Nancy, in Francia, diretto da Jack Lang ) le vetrate dell’ingresso del teatro.

Dovetti replicare all’una di notte lo spettacolo che terminò alle tre del mattino, obbedendo alla insolita e gentile richiesta del direttore della Biennale Maurizio Scaparro.

Cabale ricavate da un sogno? No – realtà, signori, realtà(come dice Pirandello nei suoi – 6 personaggi -) realtà della mia vita di 50 anni di scena e dei miei 71 anni compiuti. La mia vita in scena che è stata e continua ad essere un sogno meraviglioso e reale grazie a Lara Tansone e al suo Sannazaro, che mi sostengono malgrado “Napoli Festival” e il Teatro Mercadante mi sbattano le porte in faccia e i suoi portieri senza galloni mi calunnino senza grazia e senza pudore.

Ho fatto tanto, forse troppo, per quella Napoli orgogliosa, non solo del suo “divino” panorama, ma soprattutto della sua nobiltà d’animo e della sua storia incontestabile, ma non me ne pento, continuerò sempre, non solo in scena ma anche in quinta, ma discretamente.

Sono reattivo, un rivoluzionario della mente, indomabile dalle beghe politiche, che mi passano addosso scivolando verso l’oblio mentre io resto, resto, resto per Napoli e per quei napoletani senza compromessi: i miei spettatori che non mi hanno mai tradito, resto anche se è ferito a morte,denunzio ogni “cammuriata”con “carnalità”, perchè ogni “tragedia” anche se dolorosa sia vissuta non in poltrona ma sia “reale”; e il pensiero mi porta a Giuseppe Patroni Griffi, ma saltiamo a piè pari questo festivalmente assurdo, detestabile e sconcertante argomento e pensiamo alla messa in scena di “Cabala”.

 

di e con Leopoldo Mastelloni

Marzo 25th, 2017 by