CHI VIVE GIACE


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Una produzione Teatro Biondo Palermo

 

Tim Burton in salsa etnea

La prima immagine che si ha di fronte all’apertura del sipario è sufficiente a proiettare lo spettatore nell’atmosfera surreale che regna durante tutta la durata dello spettacolo: il fantasma di una giovane donna, in abito da sposa, morta eppure “sveglia come una pìspipa”  e il suo più che vivo marito riflettono con amarezza sull’incidente che l’ha uccisa. La scrittura drammaturgica è originale, ironica e solo a tratti grottesca, scandita da un accento siciliano dialettalmente morbido e mai invasivo e frasi goffe ripetute in un climax ascendente. La scenografia del primo quadro sparisce per accogliere una nuova ambientazione e raccontare la storia e le rispettive preoccupazioni secondo il punto di vista del carnefice, un diciottenne ingenuo e senza cattiveria seppure irresponsabile al punto da investire e uccidere una passante a causa della sua guida avventata. Al suo fianco il padre furibondo e la madre, anch’essa defunta, discutono sull’assoluzione legale del figlio e ragionano sull’etica del chiedere o meno il perdono al vedovo, cosa che significherebbe un’ammissione di colpevolezza, o evitare il gesto per avvalorare un’assenza di colpe del ragazzo e una fatalità tragica dell’incidente in cui è coinvolto.

Il confronto tra le due famiglie, defunti e viventi compresi, è tutto nell’ultima scena in cui i protagonisti si ritrovano in una realtà surreale di fumo e nebbia che lascia presto spazio a un finale aperto. La maestria dei cinque interpreti dona continuità all’atmosfera allegramente macabra di uno spettacolo che in modo ironico affronta il tema della vita e della morte, del rispetto e del lutto chiudendosi con l’ambigua riflessione “chi vive giace e chi muore si da pace”.

 

iNPlatea_Florentino Ariza

 

di Roberto Alajmo
regia Armando Pugliese
con Roberto Nobile, Lucia Sardo

Gennaio 31st, 2019 by