13 ASSASSINE – ERA ROSA BAZZI ASSASSINA


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Evento finito il 14 Aprile 2019


Cosa si prova quando a muovere la mano assassina è una lei, quali i retroscena dietro un delitto efferato compiuto da una donna, cosa scatta nella mente di chi compie il turpe crimine e cosa in quella di chi assiste al possibile, sicuramente probabile tormento che ha portato il braccio a infliggere il corpo mortale? Questo si sarà chiesto Mirko Di Martino, quando ha deciso di portare in scena la storia di 13 assassine storiche di cui il mondo sembrerebbe conoscere tutto, tranne, appunto, i tormenti di quelle anime oscure che hanno portato alla strage compiuta. Così, lasciando che a scrivere fossero allieve di un corso di scrittura teatrale, il direttore artistico è riuscito a mettere in scena tredici spettacoli, venticinque minuti per ogni mostruosità, affidando alla libera interpretazione, di autrici e regia, la possibilità di colpire al cuore lo spettatore, come fossero suggestioni d’autore e non prove finali di un workshop.

“Era Rosa Bazzi Assassina” quelle suggestioni, le declina tutte.

La trasposizione teatrale, scritta a quattro mani da Rossella Corsuto e Valeria Salvi, con la regia di Roberta Misticone e l’interpretazione di Milena Pugliesi e Livia Bertè, di una delle stragi più efferate del nuovo millennio, la strage di Erba, è un decalogo orrifico di quanto la mente umana possa partorire e definire nel tempo di una follia mai conclamata eppure reale e, al contrario, è l’esatta percezione di come la conoscenza profonda, possa portare al capovolgimento delle sensazioni, pur restando ancorati alla condanna senza se e senza ma.

Non esiste luce in questa rappresentazione, né speranza, fosse solo accennata, né pietas, o smarrimento. Il sentimento è netto. Odio. Feroce. Indegno, lugubre, fastidioso, come un’incomprensione, che sai cosa è, ma non accetti. Forse perché si giunge preparati dai ricordi, dai media che hanno corrotto le sensazioni personali. Sì scendono le scale del teatro sapendo a cosa si assisterà, il testo è compiuto. Preso dalla realtà più reale. Ma è solo l’inizio. Nei trenta minuti di scena, infatti, quell’odio, sedimentato da anni di reminiscenze, pare compiere evoluzioni salvifiche, attraversato da interrogativi che mai si sarebbe pensato potessero affiorare. La bravura delle due autrici è proprio questa. Di là dall’ottima interpretazione scenica di una perfetta Rosa, contrapposta a un’imperfetta (ma solo per esigenze di copione) Raffaella, gli spettatori, da assistenti, diventano assistiti, rosi dalla sensazione irrazionale di volersi alzare e urlare, insieme con le due incredibili, bravissime attrici, “Basta, vi prego, basta. Non lo fate, tornate indietro. Basta”.

Perché comporre la grammatica di una strage d’innocenti, come hanno fatto la Corsuto e la Salvi, realmente accaduta, portarla alla bocca dei commensali già masticata, eppure mai digeribile, non può che far riaffiorare l’unica domanda che ogni essere umano si fa da sempre, eppure mai vorrebbe: “Può il sentimento primitivo per eccellenza, quell’amore che dovrebbe essere per sempre salvifico, far compiere questi destini e ridurre tutto a uno stato d’infamia?”

Questo, poiché lo si capisce, lo si mastica proprio l’amore di Rosa per il suo Olindo, la costruzione lenta di una pace saltata a causa dei vicini rumorosi, quella sconfitta, ennesima, di fronte ad una famiglia diversamente felice, che urla, si prodiga in evoluzione amorose, fa. Tutti contro i Bazzi, che avrebbero solo voluto vivere nel silenzio di una quiete amorosa finalmente conquistata dopo anni di oscurità e solitudine.  Ecco che, dunque, il pubblico si trasforma in testimone, e poi in attore che pur di fuggire da tanta follia diventa parte attiva dell’interrogativo distruttore. Come fosse una viltà rinchiudere tra le sbarre tanto amore, se non fosse che esso tocca una a una le coscienze di tutti, passando prima che dal cuore, dalla ragione. È davvero stata così reale questa malvagità? Possibile che sia il frutto di due menti assassine quella maledetta strage d’innocenti? Potrebbe essere invece e, semplicemente, il parto di una regia sapiente, o, il frutto di due cervelli scriventi che hanno dato vita alle inquietudini primarie di ogni essere umano? L’Archè di ogni cosa che governa il mondo trasformato nella spiegazione funerea. Che cosa è l’amore se non la giustificazione della nascita di tutti i mali. E quasi verrebbe di alzarsi e di abbracciare Rosa per dirle torna dal tuo amore costruito così bene, tu che dimostri tutto il tuo squilibrio con gesti e parole e fatti raccapriccianti. E invece non si può, perché la morte è lì, visibile nelle parole di una donna barbaramente massacrata insieme con il figlio e la madre e la vicina e ancora e ancora, e.

Eccezionale Milena Pugliese, capace di interpretare Rosa Bazzi con parole e mimica, la faccia palcoscenico di una guerra che non rimane isolata tra i pensieri, ma serpeggia tra le poltrone dei viventi rendendoli per un attimo morti con i veri morti. Bravissima la resa di Raffaella, alias Livia Bertè che riproduce la contrapposizione vita/ morte, assassina/ assassinata, sviluppando alternativamente empatia e antipatia. Un plauso alla regia e al direttore artistico della manifestazione, ma tutto il mio incantamento, va alle due autrici del testo, che, alla loro prima prova sono riuscite a trovare la strada di comunicazione più efficace, perché si possa parlare, appunto, di “Suggestioni di autore”.

 

                                                                                                          iNPlatea_Federica Flocco

 

Aprile 8th, 2019 by