FRONTE DEL PORTO


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Evento finito il 17 Novembre 2018


Una coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Catania

“Gesù Cristo è in fila con voi e verrebbe scartato pure isso perché si rifiuterebbe di pagare la mazzetta”.  Mi piace pensare che il consuntivo dello spettacolo “Fronte del porto”, in scena al teatro Bellini fino al venticinque novembre, sia in quest’unica frase, che rappresenta, in pieno, la storia: rassegnazione e opportunità di riscatto.

L’adattamento teatrale del film di Elia Kazan, vincitore di otto premi Oscar nel 1954, operato dall’ottimo Enrico Ianniello, sull’onda di quello realizzato da Berkoff e messo in scena da Alessandro Gassman, stupisce, proprio per questo. Per la ricerca di una dicotomia di contrasto tra mille espressioni e contrapposizioni, come fossero fazioni. Nulla di sconosciuto, dunque, rispetto al film, eppure tutto inedito se si pensa all’ambientazione e alla lingua parlata, mezzi entrambi di una novella espressione che rende il vecchio nuovo.

Una dicotomia che risalta tracima fuori in pieno, quando ci si accorge che la storia, subendo la lentezza di una trama conosciuta, rende il piano del godimento, altalenante. Si sale e si scende nelle emozioni, si perde e si recupera, si segue e ci si allontana, tornando, poi in un finale dalle emozioni violente, a credere che nulla potrà mai cambiare e che tutto cambierà.

Scaricatori e caporali si affrontano su una banchina di una Napoli degli anni ottanta, parlano, a sorpresa la nostra lingua, quel dialetto così armonico e pregno di consistenza. Le luci sono basse, l’ambientazione povera di contenuti. Gente di terra che vive sul mare, uomini poggiati ad altri uomini per rendere la povertà meno povera, morti ammazzati, donne che rivendicano amori perduti e amori conquistati, padri che piangono i figli, amicizie consumate. L’amore per i soldi che diventa più importante dell’amore per gli uomini. Nessuno che è fratello a nessuno, ma tutti che s’inginocchiano davanti al più forte. In un amen i morti crescono, si moltiplicano come in una Gomorra biblica. Altre vesti, stessi volti, stesso molo, stessi container di un’altra Gomorra, quella di Saviano, tanto da far intendere che non ci sarà mai speranza. Per nessuno. In fondo le trame conosciute sono così, lasciano poco spazio al nuovo, se non fosse che, quando l’interpretazione attoriale supera il contenuto, per parlare al cuore, ecco che allora si spalancano i mondi dell’invisibile e si viene proiettati nelle scene cui si sta assistendo come fossero vita vissuta, reale. E questa è la magia.

In tanta abbondanza di emozioni, la scenografia, del tutto impropriamente, può risultare, troppo semplice, respingente, quasi arrangiata su un palco rimpicciolito, ridotto all’osso, come fosse stato consumato dalla stessa povertà dei poveri che lo calpestano. Né è aiutata dalle luci, basse e poco illuminanti, eppure si potrebbe credere che, proprio per questo, nulla di ciò che è l’apparire, può contrastare l’essere sostanza di questo spettacolo. Dieci personaggi in contrapposizione, che lasciano alla parola lo spazio di un tutto, senza far intendere, senza mascherare ambiguità e indigenza di fatti. Interpretazioni magistrali, di una città, o forse di un modus, per sempre uguale a se stesso, nel tempo e nello spazio. Il vissuto che si moltiplica, le figure che si replicano, voci di città perdute nelle camorrie sempre uguali a se stesse, eppure, redente da amori e legami salvifici.

Lo spettacolo di Alessandro Gassman commuove e fa storcere nasi, addormenta e fa sussultare, non ci sono vie di mezzo, solo fatti, e fatti sono, su tutte, le interpretazioni magistrali di un incredibile Daniele Russo, già diretto dal regista in “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e di Ernesto Lama.

iNPlatea_Federica Flocco

di Budd Schulberg con Stan Silverman
traduzione e adattamento Enrico Ianniello

con Daniele Russo, Antimo Casertano, Orlando Cinque, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Edoardo Sorgente, Pierluigi Tortora
scene Alessandro Gassmann
costumi Mariano Tufano
luci Marco Palmieri
videografie Marco Schiavoni
musiche Pivio e Aldo De Scalzi

uno spettacolo di Alessandro Gassmann

Settembre 20th, 2018 by