LE CINQUE ROSE DI JENNIFER


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Evento finito il 22 Aprile 2017


Una produzione Associazione Culturale M.A.T.I.

 

Nato nel 1980, questo testo di Annibale Ruccello risulta tristemente attuale. La solitudine di Jennifer non ha luogo e non ha tempo; oggi come ieri, forse anche più di ieri, nonostante  le tante “diavolerie” moderne inventate per cercare di annullare distanze e confini, ci sono dei momenti in cui ci si sente soli e senza speranza. In quei momenti ci si aggrappa a una canzone, a un ricordo, a una speranza. Jennifer ha Mina e Patty Pravo, ha il ricordo di Franco e ha l’attesa di Franco che la aiutano ad andare avanti. E’ ormai anziana, Jennifer: deve inforcare gli occhiali per mettersi lo smalto. Eppure, appena dalla radio arrivano le note delle sue canzoni d’amore preferite, ridiventa fanciulla e fa danzare le mani seduta sulla sua poltrona preferita, un trono per una regina che sta per abdicare e per volare via. Libera, è così che vuole sentirsi ed è così che si racconta ad Anna, una vicina di casa che un bel giorno le viene a sconvolgere la giornata. Entrambe aspettano una telefonata che le farebbe, per una volta, sentire amate e desiderate, ma che non arriverà mai.  A differenza di Anna che riversa il suo amore su Rosinella “a jatta”, Jennifer vive sola, vuole continuare a vivere da sola e non vuole attaccarsi a niente e nessuno. Paura? Forse. E Franco, allora? Conosciuto tre mesi fa in discoteca e mai più visto? Quel Franco che le ha promesso che l’avrebbe chiamata appena tornato a Napoli e che invece non si fa mai vivo? Franco e l’attesa di Franco sono le uniche cose a cui Jennifer si aggrappa per dare un senso a quelle giornate diventate tutte uguali e trascorse sempre chiusa in casa. C’è un maniaco omicida che circola nel quartiere e che uccide molti travestiti; potrebbe uccidere anche lei e allora meglio restare in casa e non avere contatti con nessuno.

Ogni sera Jennifer compie una specie di rituale : si veste, si trucca e prepara la tavola per due. Ogni sera potrebbe essere quella giusta e Franco potrebbe arrivare. Ma nessuno arriva mai. Su quella tavola, messe in un vaso, cinque rose rosse, le stesse cinque rose rosse che l’assassino lascia sul corpo del cadavere. Anche quella sera sono sul tavolo imbandito da Jennifer; anche quella sera in cui Anna corre alla porta disperata per chiedere aiuto e conforto. Ma quella sera Jennifer ha altri programmi e Anna è solo d’intralcio: quella sera Jennifer ha deciso che vuole riprendersi la sua libertà. Un colpo di pistola in bocca, cinque rose vicino al suo corpo senza vita ed è fatta. L’orgogliosa Jennifer non la da vinta a Franco che l’ha illusa e non la da vinta a chi, da fuori, è bravo solo a giudicare stili di vita diversi dai propri dall’alto di una superiorità artificiosa e ridicola. Nessuno saprà mai che è stata lei ad arrendersi. In giro si dirà che è stata l’ennesima vittima del killer e la dignità sarà salva. Libera fino in fondo, Jennifer. Da lei c’è solo da imparare.

Abituati per lo più a ridere con Ernesto Lama, questa volta non si può non sentire la pelle d’oca, specie sul finale quando urla tutta la disperazione del suo personaggio in faccia ad Anna. Un improbabile “femminiello”, secco secco e con dei lineamenti non proprio femminei, ma che riempie la scena con le sue piroette e le sue aggraziate imitazioni canore.

E chi, conoscendo il testo, aveva forse previsto solo un sacco di risate, si ritrova a fine spettacolo in compagnia di una lacrima.

Marianna Addesso iNPlatea

 

di Annibale Ruccello

con Elisabetta D’Acunzo, Ernesto Lama

scene Mauro Rea

costumi Nunzia Russo
aiuto regia Antonio Speranza

regia Peppe Miale

Marzo 24th, 2017 by