LES ITALIENS


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Evento finito il 10 Luglio 2019


Sebbene non si possa negare la sensibilità dell’idea di fondo,  Les Italiens non convince affatto. E non si tratta di avere a che fare con attori in scena non professionisti: lo spettacolo è slegato, privo di ogni logica e di quell’estetica d’impatto fondamentale a teatro. Bella l’idea di rendere i tre protagonisti emigranti come dei Supermen, un po’ meno bello è il disegno di metterli su una Fiat 500 d’annata, farli “ricevere” da un’improbabile Signora Svizzera (improvvisamente fatta fluttuare nel cielo senza un vero perché) che li interroga sul perché siano arrivati da lei, e far saccheggiare l’automobile da tre individui che, scoperti salumi e formaggi nascosti, improvvisano un ridicolo pic-nic. Va bene il luogo comune che vuole gli italiani sempre furbi e sempre pronti a voler fregare il prossimo (dogana compresa), ma non mi è sembrato carino prendere in giro gratuitamente certi stereotipi quando in effetti l’intento del racconto è ben altro.

I tre “padri” raccontano le loro esperienze personali e altrettanto fanno i tre “figli”, gli stessi che, a fine pièce, li aiuteranno a rimettere i loro abiti giornalieri in luogo delle calzamaglie da supereroe sfoggiate per la maggior parte del tempo; un omaggio ai loro padri, alcuni già trapassati che creano un ideale ponte con le origini di ognuno. Ma finisce qui: per tutto il resto del tempo assistiamo a quadri totalmente privi di senso, come la partita a tressette o l’apparizione in scena di una delle protagoniste mascherata da Dalida, ma che canta Mina. Ora va bene che stiamo parlando di emigrazione, ma quantomeno fatele cantare “Ciao amore, ciao”, non sarebbe stata una scelta più concreta? E poi alcune frasi buttate qui e là che vorrebbero sembrare simpatiche, ma che simpatiche non sono affatto, come quando qualcuno esclama “Siete peggio degli italiani!”

Insomma, mi è sembrato che più che salvaguardare un’origine, questo spettacolo abbia voluto schernire tutto ciò che è italiano e abbia voluto sottolineare quanto dobbiamo rendere grazie a chi, nel secolo scorso, ha avuto il buon senso di accogliere tanti nostri compatrioti, sottolineando che il guadagno è stato tutto da una parte sola.

Salvo i racconti, la musica, i balli domenicali, tutte quelle cose che hanno realmente creato un ‘nuovo mondo’ e che realmente hanno aiutato chi si è sentito perso e solo in una terra straniera dove si faceva fatica a capirsi e dove la sera ci si addormentava sognando l’Italia, ma evidentemente questi temi si sarebbero dovuti sviluppare meglio e di più, lasciando agli altri l’onere di giudicarci e non facendolo prima noi stessi.

Definire ‘crudele’ la Corrida di Corrado è stata la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso stracolmo. Dalla platea più di qualcuno, con occhi sbarrati e sguardo allucinato, si è alzato ed è andato via (molti altri mi sbadigliavano accanto) perché a tutto si è assistito tranne che al Teatro: la vera crudeltà è stato chiedere al pubblico di avere una pazienza fin troppo lunga.

 

                                                                                                     iNPlatea_Marianna Addesso

 

 

Maggio 3rd, 2019 by