NELLA LINGUA E NELLA SPADA


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Elena Bucci ci trasporta in una delle storie d’amore più amare del secolo scorso, quella tra Oriana Fallaci e Alekos Panagulis. Nessuna scenografia in scena, se non una quinta, dapprima legata e in seguito slegata, fatta di fili sospesi che simboleggiano le sbarre di una prigione e due postazioni da cui Michele Rabbia e Paolo Ravaglia sottolineano le parole con accenni musicali più o meno intensi.

Nella lingua e nella spada è un melologo che racconta di politica, di carcere e di amore; attraverso le parole e i cambi di tono dell’attrice, ci troviamo trasferiti di volta in volta nell’anima della Fallaci, di Panagulis e di tanti altri protagonisti di quel tempo e di quella vicenda. La lenta passeggiata alle spalle di un tramonto che continuerà fino all’oscurità, è molto suggestiva e benché non si trovino riferimenti alla Grecia o a New York, basta il racconto, la parola, a far immedesimare tutti nei luoghi descritti.

C’è molto dell’amore tra i due protagonisti, nella piéce; non si parla solo di politica e di quanto Panagulis abbia lottato per vedere finalmente libera la sua terra. Ma oltre all’amore, che dovrebbe rappresentare la vita e la libertà, ci si sofferma assai sulla solitudine dei due amanti,

<< due solitudini che si incontrano e si prendono per mano…>>.

Consapevoli fin dall’inizio che non avrebbero potuto vincere contro quel muro che gli si era formato intorno, i due amanti non hanno mai smesso di lottare, uniti dalla parola, quella parola che per entrambi era lingua e spada e che sebbene solo dopo morti, li ha resi in un certo senso immortali. Sul finale, ascoltiamo le parole di Panagulis il quale, finalmente libero, vorrebbe rientrare in quella cella che per tanti anni lo ha ospitato, quasi spaventato da ciò che fuori lo attendeva e che forse non avrebbe potuto contrastare. Egli era rimasto da solo e ne era ben consapevole. Addirittura la sua Oriana, ad un certo punto, viene meno e pare abbandonarlo, ma è solo un momento di sconforto, un momento che passerà  presto e di cui lei si pentirà amaramente.

Lo spettacolo è molto forte, molto inteso e lascia un amaro in bocca che deve sedimentare ed essere elaborato. Molto attuale nel suo lato politico, fa riflettere e spaventa a dir poco.

E’ la storia di un poeta torturato e poi ucciso, è la storia di una giornalista la cui madre le aveva insegnato che doveva essere libera, no matter what. E’ la storia di una storia che si ripete.

<< Finchè ero dentro tutti capivano. Quando sono uscito, nessuno ha capito più niente. >> A. Panagulis

 

                                                                                                    iNPlatea_Marianna Addesso

Maggio 4th, 2019 by