SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE


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Una produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro

 

 

Originariamente, Sogno di una notte di mezza estate racconta tre storie diverse, ma che si incrociano tra loro. La riscrittura di Ruggero Cappuccio, interpretata da Isa Danieli e Lello Arena e diretta da Claudio Di Palma e in scena al teatro Trianon Viviani fino al prossimo 2 aprile, le segue tutte, intrecciandole, se possibile, ancora di più. “Dèi, Dèi, Dèi” sono le prime parole che si odono in scena. Le pronuncia Titania, addormentata e sognante ed è l’unico rimando all’Olimpo; per il resto si assiste, durante tutto il primo atto, a divertenti schermaglie tra marito e moglie più che umani e, ormai, anziani che non perdono occasione per punzecchiarsi a vicenda. Il piedino di ‘Titània’ che si agita nervosamente sotto la coperta mentre ascolta le farneticazioni di ‘Oberòn’ (sì, l’accento c’è ed è volutamente messo in evidenza perché benché si parli un po’ in inglese e un po’ anche in “lingua shakespeariana”,  Titania e Oberon sono napoletani) fa subito Sandra e Raimondo e non si può non notarlo e sorriderne.

<<Tu allucchi e fai lo strillo. Sali un’ottava in testa a Paganini>> Esclama Titania

<<La notte s’adda durmire!>> risponde infastidito Oberon

Botta e risposta tra i due che continuano a svegliarsi a vicenda in preda, ora l’uno ora l’altra, a sogni fantastico/favolistici.

In scena ci sono anche gli Elfi, non sudditi, ma pensionanti di Titania e Oberon e c’è anche Puck, che all’inizio appare avvolto da un alone misterioso e accompagnato un sottofondo musicale abbastanza inquietante.  Puck darà il meglio di sé all’inizio del secondo atto, quando tra salti e piroette si autodefinirà:

<<La regola che ‘scommoglia’ la trapunta della noia>>.

Tiene banco, nel primo atto, l’incognita che attanaglia Titania: i suoi pupazzi, di notte, camminano? E questo interrogativo sarà la molla che farà scattare in Oberon la voglia di indagare, forse per cercare di avvicinarsi di più a quella moglie che, a suo tempo, conquistò andando contro il padre di lei, proprio come succede ai pupazzi Lisandro ed Ermia. In questo frangente sono loro stessi (Titania e Oberon) a “muovere” i pupazzi, a dargli vita; in seguito saranno gli Elfi a farlo, ma mentre dapprima gli Elfi saranno solo mano e voce dei pupazzi, si assisterà in seguito a una vera e propria trasfigurazione e gli Elfi stessi prenderanno le sembianze dei protagonisti pupazzi. In una scena molto significativa, Puck toglierà di mano, uno alla volta, un pupazzo al suo corrispondente eflico e appena lo fa l’elfo cade in una sorta di sonno profondo, quasi a significare che gli è stata tolta via l’anima.

<<Ho già dato quel che ho tolto e ritolto quel che ho dato>> e l’incantesimo svanisce.

Ma, nel frattempo, tutto ciò che vediamo è sogno o realtà?

<<Ma che è stat?>>

<<Loro si sono sognati a noi o noi a loro?>> chiede Titania, ormai spogliata di abito e parrucca e diventata Isa. E Lello capisce che, probabilmente, essendo passati molti anni, sono morti tutti i loro conoscenti e sono morti anche loro. Un finale molto toccante e molto “italiano”, spogliato di tutto quel calderone cinquecentesco in cui Shakespeare ha inserito i suoi pittoreschi personaggi. La morale? La si evince da queste parole:

<<Questo segreto magico agisce solo sulle creature vive, quelle che hanno l’anima>>.

Solo chi ama contro tutto e contro tutti <<Gli innamorati ‘tengono’ il cervello come quello dei pazzi>> può valicare spazio e tempo e vivere libero in un sogno, il sogno che forse tutti, almeno una volta nella vita, hanno fatto in una notte di mezza estate.

Marianna Addesso_iN Platea

 

di Ruggero Cappuccio

liberamente ispirato all’opera di William Shakespeare

con Isa Danieli, Lello Arena

e con Fabrizio Vona
e Renato De Simone, Enzo Mirone, Rossella Pugliese, Antonella Romano

costumi Annamaria Morelli
scene Luigi Ferrigno
musiche Massimiliano Sacchi
burattini Selvaggia Filippini

regia Claudio Di Palma

 

Marzo 21st, 2017 by