UN BALLO IN MASCHERA


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Evento finito il 28 Febbraio 2019


Una produzione del Teatro dell’Opera di Roma in coproduzione con Malmö Opera

 

Opera in tre atti su libretto di Antonio Somma, da Gustave III, ou Le Bal masqué (1833) di Eugène Scribe.

Prima rappresentazione: Roma, Teatro Apollo, 17 febbraio 1859

 

Direttore | Donato Renzetti

Maestro del Coro | Gea Garatti

Regia | Leo Muscato

Scene | Federica Parolini

Costumi | Silvia Aymonino

Luci | Alessandro Verazzi

Movimenti coreografici | Alessandra De Angelis

Assistente alla Regia | Niklas Johansson

 

Interpreti

Riccardo, Conte di Warwick, Roberto Aronica / Celso Albelo

Renato, creolo, suo segretario e sposo di Amelia, Luca Salsi / Seung-Gi Jung

Amelia, Carmen Giannattasio / Susanna Branchini

Ulrica, indovina nera, Agostina Smimmero / Anastasia Boldyreva

Oscar, paggio, Anna Maria Sarra / Marina Monzò

Silvano, marinaio, Nicola Ebau

Samuel, nemico del Conte, Laurence Meikle

Tom, nemico del Conte, Cristian Saitta

Un Giudice, Gianluca Sorrentino

 

Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo

 

Spettacolo in Italiano con sovratitoli in Italiano e in Inglese

 

Definita da Massimo Mila il Tristan italiano per la centralità disperante della componente amorosa, Un ballo in maschera fu originariamente composta da Verdi per debuttare al Teatro di San Carlo. La censura borbonica la rifiutò, vedendo nel soggetto un tema quanto mai oltraggioso: in uno scenario politico scosso dai moti risorgimentali non era, infatti, possibile ammettere che si portasse in scena l’assassinio di un sovrano, per quanto ad istigarlo potesse essere la rivalità in amore. L’edizione del Ballo proposta in questa Stagione rispetta l’ambientazione svedese del dramma di Scribe e, nella sua lettura, Leo Muscato la ambienta a fine Settecento in un contesto favolistico nel quale sono compendiati molti degli archetipi delle favole stesse: un re innamorato, la strega, la corte, il ballo mascherato, la congiura, il paggio mattacchione… Il tutto viene raccontato attraverso la sapiente lente della finzione, così che l’umana e dolorosa storia che vivono i personaggi, osservata dall’alto, resti senza dubbio reale e coinvolgente, ma anche in grado di suscitare quel sentimento di nostalgia un po’ malinconica che ci afferra quando attraverso le altrui vicende ripercorriamo momenti del nostro vissuto o, più in generale, siamo indotti a riflettere sul senso della  nostra vita.

Gennaio 3rd, 2019 by