VIVIANESQUE


Dettaglio eventi


Körper la scuola di danza Napoletana approda al teatro Bellini con una produzione che definirei forte. Propone un forte impatto emotivo e visivo, un forte impatto uditivo. Forte nella scenografia, forte nella coreografia, nei costumi, nella figura di Lalla Esposito. . . forte. Fin troppo fortte. Oltre. Forte nella proposizione di astratti quadri di vita vissuta come fosse sogno onirico, al di là di ogni possibile  reale. Forte nei nudi, nelle figure in aggiunta o in mancanza. Uomini non uomini e donne non donne, spesso nudi. Perché se è pur vero che il teatro è finzione se si vuole raccontare con la finzione la realtà, la forma artistica deve pur sapere di non potersi permettere ogni deriva pensabile, lasciando spazio alla necessità di una fruizione capace e necessaria a qualsivoglia pubblico. Ci si ritrova dinnanzi alla difficoltà di gestire quel troppo, che non permette di comprendere a fondo le intenzioni, così come le qualità. Perché forse, queste ultime, a ben cercare in ogni scena, si sarebbero pure trovate. Nel primo quadro aereo, la musica e il colore sono andati oltre questo vituperato troppo, regalando la sensazione che tutto sarebbe successo, in un crescendo di emozioni che partivano dalle note musicali per finire alla voce di una strepitosa interprete. All’apertura del sipario gli attori sono tutti “appesi” penzoloni sul palco, come prosciutti, si agitano “s-ballano” sulle note della musica cantata da Lalla esposito la performance proposta è fisica, quasi brutale!

Lo spettacolo prosegue così come inizia, sulle note delle canzoni proposte gli attori/ballerini interpretano figure e scene che ai più sembrano slacciate l’una dall’altra e che insieme vogliono presentare un certo tipo di napoletanità così come letta dal suo autore. L’ambientazione è in un palazzo sul mare, sono appese le reti dei pesacatori.
Una ouverture intenta a costruire, dunque, quel sentimento di meraviglia di arte incontrata, che prende lo spettatore cosciente quando l’intento è centrato. La ferita dell’estremismo puro, tuttavia, non aspettava che di essere aperta, passo dopo passo, costume dopo costume, scena dopo scena, creando, con tutta franchezza, una damnazio memoriae del brutto e del tanto, che, calata come un velo sul tutto, non mi ha permesso uno sguardo né un sentimento alternativo. Mi sarebbe piaciuto capire cosa ci fosse dietro la tecnica di un ballo sguaito, forzato oltre il limite del mio troppo. Oltre i seni a vista, per altro, a volte sgradevoli, e i bellissimi “culi” di uomini efebici che avrebbero meritato ben altre scene.
Il compromesso tra possibile e immaginabile risulta svilito, vituperato e rimane oltre ogni sensazione è quella del troppo e si sa è detto popolare “il troppo stroppia”.
iNPlatea_Vittorio De Vito

 

coreografia Gennaro Cimmino

cantanti Lalla Esposito, Massimo Masiello con ilCoro Giovanile del Teatro San Carlo
musiche originali Vito Pizzo
costumi Concetta Iannelli
disegno luci Gianni Netti

Settembre 20th, 2018 by